La personale di Maurizio Cannavacciuolo al Visionarea ArtSpace

La pittura di uno dei più originali, ironici e complessi artisti italiani postmoderni, arriva a Visionarea ArtSpace di Roma in due inediti cicli di opere che sembrano voler raffigurare la convivenza di culture, credenze, religioni, miti, icone del consumo, del nostro tempo e della storia dell’Uomo attraverso i secoli e nelle pieghe della modernità. Si tratta di Don’t Worry Don’t Worry Don’t Worry Be Happy Be Happy Be Happy, mostra personale di Maurizio Cannavacciuolo – dal 18 aprile al 18 maggio, a cura di Marco Tonelli – che, per l’occasione, presenta un ciclo di 11 dipinti rigorosamente in bianco e nero, realizzati tra 2021 e 2022, sui temi eclettici, esotici, polisegnici, ricchi di riferimenti a culture e popoli della storia contemporanea e antica, orientali e occidentali, a lingue e iconografie sacre e profane allo stesso tempo.

Don’t Worry Don’t Worry Don’t Worry Be Happy Be Happy Be Happy, mostra personale di Maurizio Cannavacciuolo a cura di Marco Tonelli, è organizzata con il supporto della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele.

Il personale melting pot globale del pittore diventa in queste opere un contenitore di simboli, storie, pattern geometrici arabeggianti e optical che invitano ad essere letti, interpretati, scoperti, come se l’osservatore dovesse mentalmente unire le figure nei loro intrecci nascosti e nelle loro molteplici relazioni, in un caleidoscopio ermeneutico senza fine. Maurizio Cannavacciuolo, infatti, è da sempre concentrato nella sua pittura in una ricerca che indaga simboli e immagini del presente, icone pop e citazioni colte annegate in un intreccio di decori e sovrapposizioni di immagini, fino ad annullare ogni intento narrativo in un approccio essenzialmente ironico.

La serie di 6 grandi dipinti dal titolo Metempsychosis, Circle Song 1-6, unisce quindi, nel classico stile di Cannavacciuolo, l’alto e il basso, il triviale e il colto, la storia e il camp, la pubblicità e il sacro, intrecciando immagini che vanno dai tatuaggi della gang salvadoregna Mara Salvatrucha a divinità indù come Ganesh e Khali, da raffigurazioni di pipistrelli e disegni tecnici di automobili  ai chitarristi Jimi Hendrix, Robert Fripp o Andrés Segovia, da simboli della cultura Yoruba, del Candomblè e della Santeria a pozioni magiche o terapeutiche come la polvere di Iboga, da demoni benigni come il Saci-Pererê a Ermete Trismegisto. Senza contare una varietà sconfinata di motivi decorativi tratti da culture varie, dai tessuti giapponesi e sovietici ai reticoli a ghirlanda ornamentali islamici fino a pentagrammi musicali.  

In un ciclo di 5 opere più piccole in mostra, realizzate tutte nel 2022 e caratterizzate dal marchio VS (nel senso di Versus o scontro), Cannavacciuolo riprende a sua volta una serie storie e dialoghi di dipinti realizzati alla fine degli anni Novanta a Cuba, ai quali dà ora titoli che sembrano incomprensibili giochi di parole o scioglilingua in vari idiomi, dallo spagnolo Hombre de negocio VS Chulito Lindo allo svedese Kakelmannen VS De tre aständiga männen all’inglese Gimme Five VS The Partially Invisible Breeze.

Commenta il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «La ricerca iconografica di Maurizio Cannavacciuolo è intrisa di quel certo humor tipico del teatro dell’assurdo ed è caratterizzata da una figurazione che indugia tra il fumetto, la citazione delle pubblicità di un tempo e un vasto substrato di simbologie sacre e profane. Si tratta di una visione ironica dell’arte che tuttavia, supportata da uno stile pittorico intriso della tradizione mediterranea ma con influenze medio-orientali, arriva alle radici della nostra cultura (e dell’incontro con altre culture) inducendoci alla riflessione. Cannavacciuolo stesso definisce i propri lavori come “machine à penser”, in quanto il suo scopo dichiarato è indurre lo spettatore a rallentare la percezione e a godere della narrazione, esaminando ogni singolo dettaglio dell’opera senza il condizionamento di concetti predeterminati. Il tutto, sorretto da un accurato stile pittorico e dall’utilizzo di una tecnica classica qual è l’olio su tela.».

Maurizio Cannavacciuolo (nato a Napoli nel 1954, vive e lavora Roma) a metà degli anni ’70 abbandona gli studi di architettura e avvia la sua attività artistica con la Galleria Lucio Amelio di Napoli. Tra le sue mostre personali da segnalare quelle presso il Museum Puri Lukisan, Ubud-Bali nel 1989; la Galleria Gian Enzo Sperone a Roma nel 1993 e nel 1997; Studio Guenzani a Milano nel 1993 e nel 1998; Sperone Westwater a New York nel 1997 e la Fundacion Ludwig de Cuba a La Havana nel 1997; Asprey-Jacques a Londra nel 1999; la Galleria Cardi a Milano nel 2000; il Museo de Arte Contemporaneo Franco Noero a Torino e Francesca Kaufmann a Milano nel 2001; il Museu da Republica Rio de Janeiro nel 2002; Santiago de Chile e Sprovieri a Londra nel 2003 (e poi 2006 e nel 2009); l’Isabella Stewart Gardner Museum a Boston nel 2004 e nel 2016; il Baltic Center for Contemporary Art di Gateshead nel 2005; la Galleria Pack e la Galleria Giovanni Bonelli a Milano nel 2019; Palazzo Collicola a Spoleto nel 2021. Nel 2013 le sue opere figurano ad Art Rio 2013 presso la galleria Progetti di Rio de Janeiro, mente nel 2016 è presente alla collettiva Avanscena presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia e nel 2019 è invitato alla XIII Biennale de L’Havana, Matanzas. Ha inoltre esposto in numerosi altri contesti internazionali tra cui Osaka, Londra, Bruxelles, Budapest, Sarajevo, Francoforte. Alcune sue opere sono conservate presso le collezioni della Farnesina e nella Camera dei Deputati di Roma e nella stazione “Cilea – Quattro giornate” della metropolitana di Napoli.

Al Parco di Veio, la dodicesima edizione di FloraCult

FloraCult, mostra mercato di fiori piante e sostenibilità, continua la sua ricerca per contribuire a riportare la natura al centro della cultura. Giunta alla dodicesima edizione, torna da sabato 22 a martedì 25 aprile 2023, promossa e organizzata da Ilaria Venturini Fendi, imprenditrice agricola e designer, con la collaborazione dell’esperta di giardini  Antonella Fornai e dell’architetto Francesco Fornai oltre che con il sostegno di Intesa San Paolo.

Tema di questa edizione il rapporto Uomo/Natura, con particolare attenzione all’equilibrio ideale che l’Uomo è tenuto a ricercare con l’ambiente.

Il punto di partenza è il giardino, espressione della creatività dell’uomo e anello di congiunzione fra Natura naturale e Natura ricreata, che nell’interpretazione del giardiniere colto è un luogo di bellezza e di pensiero in cui l’uomo esprime la capacità di osservare e collaborare con la natura in una posizione di equilibrio e armonia. Dal piccolo mondo del giardino la prospettiva si allarga all’ambiente: il giardino ci fornisce nuovi canoni paesaggistici oggi sempre più necessari non solo per esigenze estetiche e filosofiche, ma anche per creare un reale benessere ambientale, in base al quale la natura sia considerata il nostro luogo più prezioso, da custodire e proteggere, piuttosto che da dominare e deformare.

Natura naturale, natura ricreata, ambiente, sostenibilità: tutto si lega e fa parte della stessa attitudine.

In questa edizione di FloraCult presenteremo tanti esempi di creatività applicati in ambiti diversi in cui l’uomo è strettamente integrato nella natura. Saranno presenti ricercati vivaisti e collezionisti italiani, produttori di piante insolite e rare, ma anche raffinati artigiani, arredi per giardino, spazi dedicati a laboratori e attività per i bambini. E inoltre incontri con scrittori, artisti, paesaggisti, esperti del verde e dell’ambiente che permetteranno di scoprire tanti temi, dalla spiritualità dei “giardini dell’Eden” alla meraviglia dei “giardini del mare”, dall’evoluzione del bosco verticale alle novità dell’architettura ambientale, dal legame tra musica e natura al potere terapeutico del verde, dagli insetti come possibile cibo del futuro all’educazione parentale a stretto contatto con la natura.

Tutto questo e molto altro per un pubblico di esperti ma anche di non addetti ai lavori, nella meraviglia degli spazi aperti de I Casali del Pino, l’azienda agricola biologica dove si svolge la manifestazione all’interno del Parco di Veio. Tra gli edifici del borgo, immersi nel paesaggio delle colline e dei prati, adulti e bambini potranno trascorrere un’intera giornata all’aria aperta, usufruendo dei vari servizi a disposizione, dalle attività ludiche all’acquisto di prodotti biologici a km0 alle diverse possibilità di ristorazione.

Le novità botaniche di quest’anno.

Graminacee ornamentali perenni, adatte a giardini freddi in inverno e siccitosi d’estate, come la piccola Festuca glauca di un grigio luminoso o la vistosa Mhulembergia Capillaris dalle foglie sottilissime e una appariscente fioritura rosa. Piante da abbinare ad erbacee altrettanto resistenti, facili, profumate e generose, per giardini senza irrigazione, come l’Iris Germanica dai molti luminosi colori o la Lunaria, biennale che non teme la siccità e cresce bene anche all’ombra di una pineta, tutte piante autosufficienti e di nessuna manutenzione. Dalla fertile terra di Sicilia arriverà una ricca collezione di Palme tropicali e subtropicali, di decorative bromeliacee, di magnifici e rari Philodendron, di Hibiscus e di ibridi di Anthurium hookeri. Non mancheranno piante tropicali fruttifere come la Passiflora alata, l’Annona, il Dragon fruit, un vero e proprio concentrato di antiossidanti, il Kiwano detto anche cetriolo cornuto o la Guava. Si potranno ammirare anche Begonie caratterizzate da rigogliose fioriture e da foglie screziate che vanno dal verde salvia al verde petrolio, dall’amaranto al rosso veneziano, dal rosa antico al lime, spesso striate da sfumature color crema. Per gli appassionati di cucina, sementi per coltivare patate antiche come la Ratte, patata parigina dal retrogusto di nocciola del 1872, la Vitelotte, dalla polpa viola, originaria del Perù, datata 1917 e utilizzata per la prima volta a Parigi, la Eersteling rose, patata tedesca del 1942 dal sapore intenso. Piante che ci fanno viaggiare in terre lontane, dalle molteplici qualità nutrizionali e terapeutiche, come lo Shiso (Asia) o Basilico cinese, balsamico, dall’aroma caldo e pungente, con un sapore che va dall’anice alla melissa che viene utilizzato molto nella cucina e nella medicina orientale, l’Ocimum selloi (Africa) una qualità di basilico con intense note aromatiche, che ricordano il pepe e il prezzemolo, la Salvia apiana (Nord America) o Salvia sacra, utilizzata dai nativi americani per disinfettare e purificare gli ambienti da energie negative, la Physalis peruviana, il cui il frutto edibile è ricco di minerali e vitamine.

Proseguendo una collaborazione instaurata da tempo, sarà con noi BMW Roma che presenterà a FloraCult alcuni tra i suoi più interessanti modelli di veicoli elettrici di ultima generazione.

PROGRAMMA DEGLI INCONTRI  

Sabato 22 aprile  

Ore 11:30 “L’intelligenza artistica è naturale”. Boosta (al secolo Davide Dileo) cofondatore e tastierista dei Subsonica, aprirà la manifestazione con una performance musicale durante la quale, attraverso l’uso di “strumenti alternativi”, comporrà e campionerà “suoni e melodie estrapolati dalle piante”. Intervistato da Carlo Massarini, ci parlerà poi dello stretto legame che unisce arte e natura. Si unirà alla conversazione il direttore d’orchestra Giuseppe Vessicchio, da tempo fautore dell’utilizzo della musica nella coltivazione delle piante.

Ore 15:00 Stefano Boeri, architetto, urbanista e teorico dell’architettura famoso in tutto il mondo per il suo bosco verticale, verrà intervistato dalla direttrice di Gardenia Emanuela Rosa-Clot.

Ore 17:00 Pio Wennubst, rappresentante della Svizzera presso il polo romano delle Nazioni Unite, con Christian Baertschi patron di Essento e il famoso entomologo Gianumberto Accinelli ci parleranno di insetti: davvero sono il cibo del futuro? Perché poi dovremmo adattare le nostre tradizioni culinarie per far spazio all’entomologia? Alla conversazione si uniranno Ludovica Donati, Leonetta Luciano e Laurence Jeangros, giovani rappresentanti di Bites of Transfoodmation, associazione nata nel dicembre del 2022 che attraverso il suo Manifesto presenta idee e concetti per un più equo, sostenibile e resiliente sistema di coltivazione, produzione e distribuzione del cibo.

Domenica 23 aprile  

Ore 11:30 Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, ci parlerà dei giardini del mare. Dal 1985 Marevivo lotta per la tutela del mare attraverso azioni e campagne nazionali e internazionali per la conservazione della biodiversità, lo sviluppo sostenibile, la valorizzazione delle aree marine protette. All’intervento si unirà l’entomologo Gianumberto Accinelli autore di “Giù nel Blù” e “Su nel Blù”.

Ore 15:00 Livia Imperiali, una dei proprietari del Giardino Giusti di Verona, tra i più noti giardini italiani del tardo Rinascimento, insieme a Francesca Marzotto Caotorta, paesaggista e nota esperta di giardini, racconterà come tentare di conservare la memoria di un giardino storico garantendone l’integrità stilistica anche nei confronti degli effetti del cambiamento climatico.

 Ore 16:30 “Greensecrets: vivaisti esperti del mestiere”, un appuntamento diventato ricorrente per il pubblico di FloraCult. Elisabetta Margheriti, vivaista da molte generazioni, incontrerà i vivaisti presenti a FloraCult per parlare delle nuove tendenze del giardino.

Lunedì 24 aprile

Ore  11.00 Km zero – in giro per il Mondo.I mercati contadini sono sempre più realtà che consentono in ogni parte del Mondo a far vivere piccole realtà agricole che, attraverso il contatto diretto coi cittadini consumatori, riescono a conservare l’economia locale, la biodiversità, la conoscenza della stagionalità e della tradizione. Ne parlano: Carmelo Troccoli, Direttore generale di Fondazione Campagna Amica e cofondatore della World Farmers Coalition e Francesco Giardina, Responsabile del Settore Biologico, Biodinamico e della Biodiversità della Coldiretti. Modererà l’incontro: Pio Wennubst, rappresentante della Svizzera presso il polo romano delle Nazioni Unite.

Ore 12:30 AMER, Associazione Ecologica Micologica Romana ci guiderà alla scoperta di un universo misterioso ed intricato. I funghi connettono, attraverso una fitta rete sotterranea, diversi organismi animali e vegetali presenti sulla terra. Tra le altre cose si nutrono di radiazioni, trasformando la radioattività in energia riuscendo così a proliferare anche nei luoghi più inospitali del mondo, come le vasche di raffreddamento di Chernobyl.

Ore 15:00 Me_and_simafraSara, instagrammer e mamma di quattro figli, è moglie di Simafra, artista contemporaneo. Nella loro azienda agricola “Il Barbabosco” si occupano di apicoltura, ma soprattutto mettono in atto un progetto di istruzione parentale di cui sono co-fondatori, abbracciando uno stile di vita in cui far crescere i figli liberi di sviluppare il loro pensiero e le loro capacità stando a stretto contatto con la natura. Ne parleranno con Adelaide Corbetta, titolare di uno studio di comunicazione che si occupa di arte e cultura made in Italy, fotografa, disegnatrice e presidente di The Circle Italia Onlus.

Ore 16:30 Bruno Cignini, zoologo e divulgatore scientifico, con il suo ultimo libro Biodiversità a Roma. Storie e curiosità su animali e piante della Capitale, ci introdurrà alla scoperta della vita selvaggia nella Città Eterna. Volpi, scoiattoli, falchi, aironi, granchi di fiume, farfalle che, nonostante la nostra ingombrante presenza, riescono a trovare habitat adatti tra i tetti delle case e le aree archeologiche, nei grandi parchi e nelle ville storiche, lungo i fiumi e nei laghetti urbani.

Martedì 25 aprile 

Ore 11:30 Guidalberto Bormolini, monaco ricostruttore e tanatologo, autore del libro”L’arte della meditazione” sta ricostruendo un intero borgo per ospitare e seguire con il suo accompagnamento spirituale i malati terminali. Si confronterà con Filippo Scianna, presidente dei buddisti italiani, su I giardini dell’Eden, un mito ricco di significati e simboli che uniscono culture molto diverse e rappresentano la nostra ricerca interiore, l’aspirazione a una vita migliore e più armoniosa “…in cui seminare i semi delle virtù, innaffiarli con la pratica quotidiana, rimuovendo le erbacce dell’ignoranza”.

Ore 15:00 Fabrice Leclerc, Professore all’Università SDA Bocconi di Milano e fondatore del programma “City of Tomorrow” presso HEC di Losanna, imprenditore pioniere dell’innovazione come forza trainante di una positiva evoluzione sociale e ambientale, presenterà il suo docu-film su la Vallée Eternelle, da lui creata, diventata un santuario della biodiversità e considerata da Yvon Chouinard di Patagonia come uno dei principali progetti sulla rigenerazione della vita sulla Terra.

Ore 17:00 Andrea Mati, il maggior esperto in Italia di Giardini Terapeutici, docente universitario in Ortoterapia presso l’Università di Bologna, paesaggista, artista e imprenditore sociale, insieme al dr. Raffaele Bracalenti, presidente dell’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali, parlerà del suo libro “Salvarsi con il verde – La rivoluzione del metro quadro vegetale”, in cui racconta le esperienze dei suoi 40 anni di vita passata a contatto con il disagio sociale curato nel verde. Parteciperà alla conversazione Luca Richeldi, Professore ordinario di malattie dell’apparato respiratorio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

INFO:

Orari 10.00-19.00

Parcheggio gratuito

Servizio navetta da Stazione La Storta

Costo biglietto 10 euro – Gratuito sotto i 12 anni

Natalie Dessay in concerto a Roma

L’Istituzione Universitaria dei Concerti presenterà, sabato 15 aprile alle ore 17.30 in Aula Magna, la tappa romana della tournée di addio alle scene liriche di una vera diva internazionale: Natalie Dessay, tra le più grandi soprano lirico leggero degli ultimi trent’anni, affascinante interprete di tante eroine del belcanto, ma anche di ruoli maledetti come Manon o inquietanti come la Regina della Notte. Già lontana dalle produzioni operistiche, la soprano francese dà ora il suo addio definitivo al canto in generale (preferendo dedicarsi al teatro di parola, in cui si è già cimentata più volte) con il recital significativamente intitolato Paroles de femmes accompagnata al pianoforte da Philippe Cassard. Un percorso vocale che pone al centro il testo poetico, tra Lieder di compositrici come Fanny Mendelssohn, Clara Schumann e Alma Mahler, il monodramma Le Dame de Monte-Carlo di Francis Poulenc (su testo di Cocteau) e arie da Le Cid di Massenet, Faust di Gounod, Pelléas et Mélisande di Debussy e The Rake’s Progress di Stravinskij. 

Internazionalmente apprezzata, Natalie Dessay ha iniziato la propria carriera artistica come soprano di coloratura ( La Regina della Notte, Lakmé, Zerbinetta, Olimpia) . Progressivamente l’artista ha ampliato gli orizzonti del proprio repertorio con l’idea di avvicinarsi alle eroine del bel canto, continuando tuttavia a difendere e proporre il repertorio francese. L’artista ha interpretato la sua prima Lucia all’Opera di Chicago, la Sonnambula al Metropolitan Opera di New York. Ha cantato Ofelia al Teatro du Capitole di Tolosa e in questo ruolo ha debuttato alla Royal Opera House Covent Garden e al Teatro di Barcellona. Riprende il ruolo di Lucia di Lammermoor all’Opera di Parigi e al Metropolitan con immenso successo. Dopo essere stata Giulietta al Met e Maria ( Figlia del Reggimento) in una indimenticabile produzione a Londra, Vienna e New York, Natalie Dessay affronta Mélisande a Vienna. E’ Violetta in Traviata in una tournée in Giappone con il Teatro Regio di Torino, al Festival di Aix –en Provence, alla Staatsoper di Vienna e al Metropolitan di New York con enorme successo. Il suo incontro con Emmanuelle Haim la avvicina alle opere di Haendel. E’ Cleopatra ( Giulio Cesare) all’Opera di Parigi. Natalie Dessay collabora regolarmente con Michel Legrand in Europa e nell’America del Sud registrando due album: “ Fra lei e lui” per l’Erato e “Fra ieri e domani” per Sony. Con Philippe Cassard, suo pianista nei recital a partire dal 2012, ha dato una sessantina di concerti nelle sale da concerto più prestigiose del mondo: Carnagie Hall, Jordan Hall a Boston, Barbican a Londra, Suntory Hall a Tokyo, Sala Tchaikovsky a Mosca, Teatro des Champes Elysées a Parigi e prossimamente alla Staatsoper di Vienna. Questa collaborazione ha portato alla pubblicazione di 3 CD: Debussy con Erato, Fiençailles pour rire sempre con Erato e Schubert con Sony. Prima artista francese ad essere stata nominata Kammersängerin all’Opera di Stato di Vienna. Natalie Dessay ha completamente reinventato il “recital di canto” trasformandolo in un momento di espressione, di incarnazione, di libertà e di condivisione assolutamente unico. Philippe Cassard, che ha collaborato anche con la mitica Christa Ludwig nel 1985, utilizza un range di colori i più appropriati per servire la voce della Signora Dessay. 

Solista e camerista, Philippe Cassard è stato finalista al Concorso Clara Haskil nel 1988 e ha ottenuto il primo premio al Concorso di Dublino nel 1988. Ha collaborato con la London Philarmonic Orchestra, la City of Birmingham Symphony, la BBC Philarmonic, l’Orchestra National de France, la Hungarian State Opera Orchestra. Ha lavorato con direttori quali Sir Neville Marriner, Jeffrey Tate, Sir Roger Norrington, Yan Pascal Tortelier, Charled Dutoit, Armin Jordan, Marek Janowski, Vladimir Fedoesseiv. La sua performance dell’opera pianistica di Debussy, proposta integralmente in 4 recital in due giorni a Londra, Dublino, Parigi, Lisbona, Sidney, Vancouver, Singapore e Tokyo, ha ricevuto entusiastici consensi dalla stampa e dal pubblico.  L’inteprete si esibisce regolarmente  anche in Cina, Australia, Sud America e Canada . Nell’ambito della musica da camera, Philippe suona con artisti quali Wolfgang Holzmair, Stéphanie d’Oustrac, Karine Deshayes, Donna Brown, Paul Meyer, Jörg Widmann, Matt Haimovitz, Isabelle Faust, i Quartetti d’archi  Ebène, Takacs, Vanbrugh, Danish, Chilingirian ed Hermès. Dal 2012 il pianista collabora continuativamente con il soprano Natalie Dessay. Assieme,  si sono esibiti in Francia, Inghilterra, Irlanda, Giappone, Russia, Austria, Canada e USA. Philippe Cassard è stato direttore artistico del Festival “Notti Romantiche del Lago di Bourget” dal 1999 al 2008 e dal 2005 ha presentato per France Musique Radio, oltre 600 trasmissioni settimanali dal vivo dedicate all’interpretazione pianistica in generale, premiate con il Prix SCAM nel 2007 come miglior programma radiofonico. I suoi due  ultimi Cd sono dedicati ai Trii di Beethoven con il violinista David Grimal e Anne Gastinel , premiati con il Diapason D’Or e Choc di Classica, e la registrazione della Nona Sinfonia di Beethoven nella trascrizione per due pianoforti  di Liszt con Cédric Pescia. 

Negli spazi di “H.UNICA”in mostra le opere di Luciana Dos Santos Pretta, Caterina Vitellozzi e Luca Theodoli

La materia conta. Nella storia dell’arte si è spesso trasformata da superficie, bozzolo e medium a vera ossessione. Basti pensare al rapporto di Michelangelo Buonarroti per il marmo, una battaglia titanica ed erotica insieme; oppure, cinque secoli più tardi, alla predilezione del land artist inglese Richard Long per il fango lasciato dalle maree del fiume Avon nel porto di Bristol, dove è nato, una sorta di fluido cordone ombelicale reimpiegato in una frenesia neo-espressionista astratta. Entrambi gli artisti hanno usato altre tecniche, l’affresco per Michelangelo, i cerchi di pietra per Long, solo per citare gli esempi più noti. Ma il sentimento, pur nei capolavori che sono venuti, si percepisce diverso.

Per alcuni artisti, la materia è prima. Gli oggetti raccolti da Robert Rauschenberg a New York hanno il sentore delle strade della metropoli. Il celotex alla fiamma di Alberto Burri ha un odore “concettuale” (e i sacchi, naturalmente, e i cretti). I fili tessuti di Maria Lai trascinano millenni di lavoro femminile. I sassi raccolti e tagliati come forme di pane dall’ucraina Zhanna Kadyrova durante la fuga da Kyiv nella prima fase dell’invasione russa passano da esperienza vissuta a messaggio universale (chiuso nella bottiglia dell’arte), così come i suoi vestiti di piastrelle mimetizzati su pareti di uguali piastrelle paiono evocare, dalla materia, ombre e orme umane. A volte, la materia è traslata in maniera quasi atroce, si può ricordare il quarto di bue scuoiato, sanguinante e marcescente, tenuto nel suo piccolo studio per giorni dall’artista Chaim Soutine. Ne dipinse quattro versioni. I vicini chiamarono la polizia per il cattivo odore, si racconta.

A volte però, l’ossessione è ludica, come succede alle materie plasmate in opere d’arte da Luciana Dos Santos Pretta, Caterina Vitellozzi e Luca Theodoli che espongono fianco a fianco, o meglio, stanza a stanza, negli spazi di Hunica, a Roma. Luciana Dos Santos è nata e ha passato l’infanzia in un Brasile lontano dal mare e vicino al deserto. Metafisico, come tutti i deserti. Che però, durante la stagione delle piogge si trasforma in una prateria. Così i suoi oggetti recuperati e intrisi di colori forti e cantanti paiono voler segnare e rigenerare il vuoto in ritmi di pigmenti e recuperare i giochi d’infanzia quando ogni oggetto si trasforma in un giocattolo: scatole di cartone, confezioni per uova o tele materiche come lenzuoli o mantelli cangianti che aprono lo sguardo a geografie dell’emozione. Le sue opere hanno un tocco teatrale – le grandi tele ruvide come sipari interiori – e intimo insieme – le scatole aperte e vibranti di colore come un ricordo svelato. Caterina Vitellozzi, romana con fughe a Londra e in Cina, è una rarità: una delle poche donne a lavorare il mosaico. E lo fa in maniera insolita. Rendendo visibile la materia, anziché nasconderla nel disegno (come accade nei micromosaici, per esempio). Di più: la rende organica, inserendo nelle grosse tessere sbozzate, canne di bambù e rami di alberi. Come a far respirare la pietra dei pannelli. I suoi vulcani sembrano voler eruttare colore. I suoi tasselli di mosaico fanno pensare a pelli di animali estinti e fantastici. La materia invece diventa un caleidoscopio minuzioso nei ritratti e nelle scritte composte con lattine di metallo dal romano Luca Thedoli. Il rifiuto urbano diventa il ritratto iconico della diva, la musa di Hitchcock e principessa di Monaco, Grace Kelly. Si fa linguaggio e pensiero nella scritta dove si rimescolano ironia e protesta come in uno dei migliori slogan delle prime proteste sessantottine. Diventa anche flusso e riflusso, dai cestini, dai sorsi distratti, dai vuoti buttati all’opera ritornata. Come l’eco di un mare. Non a caso, erano di fronte al mare nella caverna di Blombos, nell’attuale Sudafrica, i primi artisti di cui si ha traccia. Sulle sponde del mare hanno preso conchiglie per fare gioielli, con l’ocra rossa del terreno hanno tracciato linee (il segno del tris, l’hashtag, vecchio di centomila anni) sulle pareti delle caverne, sui loro corpi. Hanno trovato la materia, ne è uscita arte. Un linguaggio. Nella loro lingua defunta e irrintracciabile forse hanno esclamato come il greco Archimede ere più tardi: “Eureka!”. Ho trovato.
(Fabio Sindici)

Caterina Vitellozzi
Luca Theodoli
Luciana Dos Santos

HUNICA #5
a cura di Pamela Fiacconi

fino al 16 giugno 2023

H.UNICA – VIALE LIEGI, 54 – ROMA

Foto di Ottorino Giardino

La Principessa Irma Capace Minutolo

Grace di Monaco

Irma Capece Minutolo con la giornalista Federica Pansadoro, durante il vernissage