Protagonista di “Vogia de carnoval” è la scrittrice iraniana Azar Nafisi, autrice del bestseller Leggere Lolita a Teheran (Adelphi), con un’intervista in esclusiva girata all’interno di rhinoceros e ambientata in una preziosa scenografia di San Marco a Venezia. Nell’intervista, che il pubblico può ascoltare all’interno del percorso espositivo, Azar Nafisi parla del suo rapporto privilegiato con Venezia, soffermandosi su un quadro di Tintoretto: L’Annunciazione. La scrittrice pensa alla Vergine come vittima di uno stupro, portando all’interno della mostra il tema delle proteste in Iran. Azar Nafisi e Alda Fendi: protagoniste del femminile contro ogni violenza.
“Vogia de carnoval” è un viaggio multimediale nella seduzione e negli incanti di Venezia, in equilibrio tra pittura antica e innovazione tecnologica: a rhinoceros si incontrano, in nome di un inusitato carnevale fuori stagione, il DAW della Presentazione al tempio di Giovanni Bellini (arriva per la prima volta a Roma questa originale e avanzata modalità di concepire l’opera d’arte, che attualizza l’originale creando al contempo una nuova opera originale digitale), le commedie di Goldoni riviste con sguardo felliniano, il Mose che salva la città lagunare dall’acqua alta e una riflessione sulla negritudine e sul dramma degli sbarchi dei migranti con l’action intitolata Black Venice e firmata da Raffaele Curi.
Un esperimento espositivo intrigante e originale, completamente gratuito, nel segno del mecenatismo ventennale della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.
Anni fa andai a visitare la Cappella degli Scrovegni a Padova, dove è presente tutto un ciclo di affreschi di Giotto Di Bondone. Rimasi colpita non tanto tanto dai meravigliosi affreschi delle scene di Gioacchino e Anna, genitori di Maria, o da quelle di Gesù, quanto delle piccole rappresentazioni dei vizi e virtù presenti nel quarto livello della cappella, quello più in basso.
Cerchiamo di capire il momento storico, primi del 1300; il papa Celestino V aveva abdicato e il suo successore fu Bonifacio VIII noto per lo schiaffo di Anagni e il famoso dissidio con Filippo V, detto il bello, Re di Francia, che portò il papato ad Avignone. Ricordiamo anche i Guelfi e i Ghibellini a Firenze, a seguito delle vicissitudini tra gli schieramenti, Dante fu costretto ad abbandonare Firenze.
Nella penisola italica vi erano correnti nuove da poco rinvigorite da Federico II di Svevia, che ha nella sua genia molti ed illustri saggi. Federico riportò il mecenatismo e la cultura come tramite per abbracciare tutti i popoli e le etnie che aveva sotto di lui. Con la sua opera riuscì a spingere al confronto facendo rinascere idee, anche sulla base della Chanson de Roland, poema carolingio XI secolo.
In un contesto così mutevole sorgono le molte committenze e l’arte si rinnova. Ricordiamoci che nella penisola italica aveva una grande influenza il papato che stava cercando di espandere il potere temporale in tutta l’Europa.
Padova anno 1303, città con Università, punto di riferimento culturale, finanziario e di mercanti e con questi anche di malfattori e di usurai, come lo era il padre del committente della cappella, Reginaldo, nominato anche da Dante nella prima cantica (inferno) nel girone degli usurai. Il committente Enrico degli Scrovegni intercedendo per il padre e per la famiglia cercò una redenzione nella costruzione della cappella, situata sui resti di un’arena romana. La cappella è intitolata a Santa Maria della Carità. Era la cappella privata attigua al palazzo familiare, ad oggi distrutto.
La cappella è orientata come da immagine acquisita da Google Earth
La fonte maggiore di illuminazione è data da 6 finestre posizionate sul lato sud est.
È da segnalare che sul lato opposto vi era il palazzo della famiglia degli Scrovegni, dal quale non poteva entrare luce, quindi tutta la parete interna alla cappella è completamente affrescata. Ricordiamo che nel 1303, non esisteva luce elettrica, quindi la luce solare era necessaria per illuminare tutta la cappella. Le alternative erano candele a cera d’api, molto costose, oppure lumini ad olio, che a seconda della tipologia e della qualità creavano fuliggine annerendo gli affreschi e sprigionavano un odore non sempre gradevole.
All’interno della cappella ci sono 4 ordini di affreschi, che cronologicamente partono dall’angolo a destra in alto guardando l’abside (est), per poi scendere a spirale in senso orario. Prima si trovano le storie della famiglia di Maria Vergine partendo dai genitori Gioacchino e Anna, e poi le storie di suo figlio Gesù Cristo. Interessante l’uso delle figure, degli spazi e dei colori. Il tutto si conclude con l’affresco del Giudizio Universale posto sulla parete di sud ovest, l’uscita della cappella, la parete interna della facciata.
Il soffitto della cappella è un cielo stellato con dei tondi con le figure di Maria, di Cristo e dei Profeti. Il soffitto stellato era un’unione tra cielo e terra, come se Giotto volesse abbattere il soffitto e immergere la cappella elevandola in un punto sospeso tra terra e cielo, per unire l’uomo alla magnificenza della natura, al creato. Mi sono ricordata un altro viaggio, in Egitto, nei Templi vi era la dea Nut, che con il suo corpo ricoperto di stelle rappresentava la sfera celeste.
Ad oggi, per motivi di conservazione degli affreschi, non è possibile accedere dalla porta sulla facciata, quella al cui interno è possibile ammirare il giudizio universale. Il giudizio Universale rappresenta la fine di un percorso nato al sorgere della storia di Maria e che si conclude con la promessa di una fine dopo la morte, dopo il Giudizio Universale, dove Gesù con la croce divide e giudica le anime per segnarne la strada. Questa prosopopea in cui ci conduce Giotto è un viaggio che ognuno sceglie di fare per arrivare a quel giudizio. Giotto ci dà gli strumenti per arrivare alla salvezza posta a occidente. Tali strumenti sono sul modo di contrastare i vizi e sono raffigurati nel livello di affreschi più basso, ad altezza dei nostri occhi, in modo da poter vedere tutti i particolari degli affreschi, cogliendone le allegorie, rimanendo al centro della navata. Questo livello pittorico parla di vizi e virtù. Possiamo leggere le sette coppie partendo dall’abside per andare verso il giudizio universale, da oriente a occidente, verso l’uscita alla fine del percorso. Posizionandosi in equilibrio nella coppia, tra esse troviamo
Giotto non inserisce i vizi capitali riconosciuti dalla Chiesa che sono: Superbia, Invidia, Ira, Accidia, Avarizia, Gola e Lussuria, ma ne dà una visione più attinente alla teologia Agostiniana del tempo. Ultimamente è stato identificato Alberto da Padova, il predicatore apostolico (così nominato da Bonifacio VIII) come ispiratore di Giotto nel complesso del ciclo pittorico della Cappella.
Vediamo nello specifico la coppia nella sua unità come viene rappresentata da Giotto.
Stoltezza
e
Prudenza
Stoltezza raffigurato come uomo vestito in modo ridicolo, quasi in procinto di ballare, in cui non vi è possibilità di discernimento nel modo di vivere, poiché non riceve le cose dello Spirito[1], non riuscendone a capire il significato. Un uomo che non riesce ad andare oltre quello che vede e tocca, legato alla terra, e che si fa beffa degli altri volendo primeggiare e mostrandosi superiore e accaparrandosi tale superiorità anche con mezzi illeciti e con la forza, senza però avere cura del prossimo. Un uomo avaro di sentimenti e di emozioni, perché queste si possono provare solo attraverso lo spirito.
Prudenza, rappresentata da una figura femminile seduta, riflessiva, che tiene uno specchio in cui guarda sé stessa riuscendo a discernere il suo equilibrio interiore e del mondo che la circonda, poiché valuta le possibili azioni e conseguenze di quelle. Lo specchio rappresenta anche il voler guardare dietro le sue spalle, il suo passato, che rappresenta la sua esperienza e che la mette in grado di discernere il presente. Regge in mano un compasso simbolo di misura delle proprie azioni, nei pensieri e nei giudizi. Si vede una donna concreta e legata alla terra e al discernimento delle proprie azioni. Ha un libro sul quale può sia scrivere che leggere e dal quale può conoscere il mondo e lasciare al mondo la sua memoria.
Ricordiamo che nel 1300 non molti sapevano leggere o scrivere, i dipinti erano necessari per insegnare e dare anche a chi non sapeva leggere un’istruzione, ma proprio per questo il libro quando inserito nei dipinti ci dà indicazione dell’istruzione di chi lo tiene in mano ed è inoltre anche una metafora di conoscenza e istruzione per i posteri.
Incostanza
e
Fortezza
Incostanza donna in precario equilibrio, con la veste svolazzante su una ruota, che sembra quasi un monociclo come si usano nel circo. Non è appoggiata a terra, ma quasi su una roccia rossa di finto marmo scoscesa, che da il senso della poca stabilità, nel cullarsi giocando tra gli eventi che la Provvidenza gli pone. Credendo di saper volare, come sembra dalla postura, la donna, penserà di aver trovato la conoscenza, smettendo di cercare, cullandosi nel dolce far niente. L’uomo smette di cercare quando crede di aver trovato.
Fortezza, donna guerriero vigorosa e possente che tiene in mano uno scudo dove sono rappresentati una croce e un leone ed in mano una mazza di ferro, strumenti atti a combattere la cattiveria del mondo, ma soprattutto le proprie debolezze e le proprie mutevolezze, anche costruendo delle regole che possano creare una costanza nel proprio essere. Lo scudo sembra quasi una colonna, anche essa simbolo di forza e disciplina. È adornata dalla pelle del leone nemeo, come Ercole (Eracle) con la sua prima fatica, in cui utilizza la forza delle sue mani per sconfiggere la bestia feroce e dal suo manto impenetrabile, così la donna guerriero è pronta a utilizzare la sua forza contro l’incostanza e la pigrizia, come un fuoco che brucia costante e duraturo, poiché non è una forza che attacca ma è la forza che resiste.
Ira
e
Temperanza
Ira rappresentato nell’atto di strapparsi le vesti, come già rappresentato da Giotto nella Cappella, nell’affresco in cui Gesù viene portato davanti ad Anna e a Caifa. Caifa nell’affresco si strappa le vesti mostrando, l’ira, la mancanza di controllo sulle proprie azioni e emozioni. Qui nella nostra allegoria vediamo una figura con atteggiamento lascivo prodigata in comportamenti sempre più voluttuosi. Ira quale desiderio di avere emozioni, senza però capirne l’essenza, bramandone sempre di più fino all’esternazione in comportamenti e offese verbali, generando aggressività. Ricordiamo il proemio dell’Iliade in cui Omero già nelle prime righe preannuncia le emozioni e le aggressività che porteranno allo svolgersi del poema[2]. Una passione primitiva, come sentimento improvviso e eccessivo, incontrollabile, come in Achille e come nella nostra raffigurazione. Sono un’incontrollabile reazione alle emozioni[3].
Temperanza, donna raffigurata con una spada chiusa da molti lacci e con un morso in bocca, simboli che rappresentano un freno, la volontà che è necessaria a frenare i propri istinti, conoscendoli, e per questo fermandoli. La spada strumento atto a uccidere, conosciuto da lei nel suo potenziale, ma fermo e attenuato nella sua estrema volontà, bloccata nella sua foga. Per quanto riguarda il morso, sembra quello dei cavalli, ma non è per bloccare la parola, ma per non eccedere, sia per contrastare l’ira, sia per contrastare la golosità nell’eccesso di cibo e di bevande. Vi è una eleganza data dalla pacatezza di quest’equilibrio, con il capo coperto per non ostentare la sua presenza, umilmente ed efficacemente.
Ingiustizia
e
Giustizia
Ingiustizia questa figura sembra seduta, ma non su un trono come vedremo con la giustizia, ma su un giaciglio di un palazzo composto da alte mura in rovina. Ai suoi piedi vi sono scene cruente di comportamenti, quali uccisioni, torture, atti di ruberie, simbolicamente tutti gli atti che l’ingiustizia, come un giudice corrotto lascia che si compiano. Il suo giaciglio è bloccato da alberi e arbusti che non gli consentono di potersi muovere poiché fermato dai suoi stessi soprusi. In mano ha un arpione con il quale prende quello che desidera e tiene una spada al suo fianco che non sa e non può usare perché ancorata anch’essa dagli arbusti. L’arpione e la spada simbolicamente strumenti dei suoi soprusi che esercita usurpando e desiderando tutto per sé stesso.
Giustizia seduta su un trono in stile gotico, metafora della sua maestà e signoria nei rapporti tra gli esseri umani, rappresentati in scene di vita quotidiana alla base del trono. La prospettiva, agli albori dei suoi studi, viene rappresentata perfettamente da Giotto posizionando la giustizia al centro di quello sfondo prospettico che tiene gli occhi di chi guarda proiettati in quell’attimo di equilibrio di tutta la parete e abbagliati dalla luce delle finestre. La Giustizia sospesa nell’aria al di sopra del mondo terreno, in mano tiene due piatti di una bilancia nei quali sono rappresentati angeli, come attori, a coronare di alloro le teste dei giusti oppure a tagliare la testa di coloro che si adoperano ingiustamente nei confronti degli altri uomini. La giustizia presenta la corona simbolo di maestà ma anche di responsabilità nelle scelte e nelle azioni che discendono per premiare i meriti o colpire i demeriti.
Idolatria o Infedeltà
e
Fede
Idolatria o Infedeltà identificato con una figura maschile che tiene in mano una statua di un falso Dio, la quale a sua volta tiene una corda che gli cinge il collo della nostra figura. In un certo qual modo possiamo dire che l’orgoglio in questa allegoria non porterà alla vera parola rivelata e proposta da un profeta alle spalle poiché non gli è possibile voltarsi[4], quindi non potersi confrontare e conoscere la parola rivelata e la fede. Davanti a se ha il fuoco, rosso come le fiamme alle quali sta andando incontro.
Fede viene rappresentata da una donna con una lunga tonaca bucata, logora. Le vesti logore rappresentano il rifiuto delle cose materiali e la noncuranza di queste, poiché non vi è importanza delle materie ma solo attraverso la fede si arriva alla verità svelata dalla croce posta sul bastone simbolo della fede cristiana, che tiene in mano. Nell’altra mano tiene una pergamena con la preghiera del credo[5] scritta in latino. Ai suoi piedi calpesta tutto quello che sono i falsi profeti, falsi miti, i finti idoli, per romperli e far capire che le verità rivelate sono al di sopra e si possono rompere proprio perché falsi. Porta un cappello simile alla mitra[6] vescovile, simbolo di autorità e dignità, nella vita devota alla fede. Alla cintura, simbolo di castità, porta una chiave, la stessa chiave che apre il regno dei cieli. La fede è anche la fiducia che ci permette di andare oltre l’orgoglio dell’avere, per poter tornare a essere, quindi un passaggio dello spirito e nello spirito, andando incontro alla promessa di salvezza. Al di sopra della donna vi sono due angeli che osservano il suo operato.
Invidia
e
Carità
Invidia rappresentata da una donna anziana con lingua di serpente che guarda sé stessa, come ad indicare che le male lingue dette, le ritornano indietro, o che quelle lingue sono la rappresentazione di se stessa che non vuol vedere, invidiosa degli altri poiché non vede oltre gli occhi del serpente, se stessa. Le orecchie enormi per ascoltare pettegolezzi e le corna che escono dalla cuffia, come un essere demoniaco, che non può che bruciare tra le alte fiamme del fuoco dell’inferno, rosse vive e accese. Pur patendo, senza accorgersene a tale vizio, brama, con la mano ad artiglio, di andare avanti, verso il giudizio universale, di cui davanti ha se è dipinto l’inferno, non potendo provare altro che invidia verso gli altri uomini.
Carità una giovane adornata di fiori e con in mano una cesta di frutti come melograni, spighe di grano, carciofi, noci e castagne, tipici frutti prodotti dal caldo sole estivo/autunnale e che la natura regala agli uomini per l’inverno. La testa della donna è circondata da un’aureola nella quale è possibile vedere del colore rosso in tre punti quasi posti a triangolo all’interno dell’aureola stessa. La sua mano è unita a una figura di Cristo, il quale allunga alla carità i suoi doni, come uno scambio tra il divino e il materiale, quel materiale calpestato, posto sotto i suoi piedi, necessario solo per aiutare i bisognosi.
La carità assoluta sgorga da un atto di amore totale, con il quale l’Uomo vuole a Dio l’infinito bene che la Fede gli ha rivelato e che egli vuole, per sé e per gli altri Uomini, questo bene indissolubile di Dio.
Disperazione
e
Speranza
Disperazione raffigurata da una donna, appesa ad un cappio, nell’atto estremo di togliersi la vita, guidata in un atto così cruente da un demone, che risucchia i pensieri della donna e quasi protratto a strappargli i capelli dalla testa, già spezzata dal corpo, per mostrare ciò che sarà nel Giudizio Universale. Le mani della donna sono contratte come se ci fosse stata la collera che ha portato a tale gesto di disperazione, poiché vi è una perdita di controllo di sé stessi.
Speranza raffigurata come una donna, un angelo con le ali, che si ritrova al di sopra della terra con la braccia protese verso una figura che spunta in alto a destra porgendogli una corona, simbolo di una vita oltre la morte per coloro che non si abbattono. Non toccare terra, parla dell’anima e dello spirito che purificato, poiché riesce a vedere oltre ed essendo passata attraverso i vizi, grazie alle virtù sale verso la promessa. Interessante la rappresentazione di profilo poiché ci porta lo sguardo ad andare oltre, come un movimento alato, verso il giudizio universale.
Lo sguardo prospettico nelle nostre figure allegoriche è proiettato verso il Giudizio Universale, con il quale si conclude il percorso iniziato nella Cappella.
Da notare l’uso dei colori, il Maestro utilizza solo tonalità ocra, beige, marroni, azzurro/blu e rosso. Un attento utilizzo del rosso e dell’azzurro, in particolare il rosso, viene utilizzato per l’incostanza, infedeltà, la carità e l’invidia. L’azzurro viene utilizzato come sfondo soprattutto nelle allegorie delle virtù.
Giotto con le sette virtù ci dà gli strumenti per contrastare i vizi, ma al contempo ci pone in equilibrio tra essi, poiché la conoscenza delle cose ci permette di sceglierne il percorso.
Credo che tutta quest’opera sia l’aretè di Giotto e del suo pensiero, arrivato fino a noi, potendo vedere uno spaccato del suo tempo e delle sue luci e colori.
La cappella è possibile visitarla virtualmente al seguente link
[1] Riferimento all’uomo naturale di cui parla San Paolo
[2] Canta, o dea, l’ira d’Achille Pelide, rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde d’eroi, ne fece il bottino dei cani, di tutti gli uccelli – consiglio di Zeus si compiva – da quando prima si divisero contendendo l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso. (traduzione italiana di Rosa Calzecchi Onesti).
Parafrasi: O musa, canta l’ira rovinosa di Achille, figlio di Peleo, che diede molti dolori agli Achei, gettò nell’Ade molte vite valorose di eroi, li rese preda di cani e di tutti gli uccelli – così si compiva il volere di Zeus -, da quando si divisero litigando l’Atride signore di eroi (Agamennone) e il divino Achille.
[3] La parola emozione deriva dal verbo latino “emovere”, che significa rimuovere, trasportare fuori, scuotere. L’emozione è dunque qualcosa che ci fa scuotere dal nostro stato abituale, che ci fa muovere.
[4] Mi viene in mente il mito della caverna di Platone, in cui i malcapitati bloccati, potevano osservare e conoscere solo una visione della realtà, potendosi muovere hanno conosciuto altre sfaccettature di essa, ma fondamentalmente è un provare a rimette in gioco le proprie idee e convinzioni.
[5] Credo in unum Deum, Patrem omnipoténtem, Factorem cæli et terræ, visibílium ómnium et invisibilium.
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Testo quasi leggibile sulla pergamena. Ho inserito sia la versione latina che la traduzione italiana.
[6] Approfondendo la parola mitra, abbiamo diversi suggerimenti, soprattutto provenienti dal greco antico, in cui la mitra era una fascia o un indumento atto a proteggere, poi anche nastro di stoffa o lana utilizzato soprattutto nel mondo muliebre greco. Successivamente viene ornato e utilizzato come copricapo femminile anche nel mondo romano. Altra indicazione è data dal mito di MITRA e dai mitrei presenti in tutto il mondo romano antico. Successivamente la parola è stata utilizzata per indicare la copertura del capo di dignitari ecclesiastici che veniva utilizzata durante alcune funzioni sacerdotali. Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla pagina: https://www.treccani.it/enciclopedia/mitra_%28Enciclopedia-Italiana%29/
saranno presentate alla stampa venerdi 27 maggio 2022 a Roma, le opere dell’artista Francesca Ciurleo,
una serata mondana con tanti giornalisti e Vip e con la partecipazione dell’attrice e performer Natalia Simonova.
Un percorso emotivo tra immagini femminili, natura e personaggi storici dipinti su Pallet quello della talentuosa Francesca Ciurleo, per raccontare le sue emozioni e tutto il bello che la circonda. Un’artista molto interessante la Ciurleo, che si definisce appartenente al figurativo moderno revisionato, giovane e bella e dotata di un vero talento creativo. Nelle sue opere c’è il percorso della sua vita sempre dedicata all’arte, dalla ricerca di se stessa, l’autostima ritrovata, nell’affrontare la “paura” di esprimermi, fino all’esternazione di tutto ciò che bello la emoziona al punto di voler trasmettere a chiunque guardi le sue opere, lo stesso messaggio. Tecnicamente molto preparata usa colori ad olio, acrilici, fissanti lucidi e coppale.
Per conoscere meglio questa interessante e poliedrica artista le abbiamo chiesto:
Come nasce in te la passione per l’arte?“La passione per l’arte è innata, da quando ero piccola, ogni cosa che guardavo e mi trasmetteva emozione avevo il desiderio e la voglia di riprodurlo su carta o tela”.
Che cosa è per te l’arte?“L’arte per me è voler rappresentare ciò che l’anima vede… tirandone fuori il bello, ognuno a modo suo”.
Da quando dipingi e che cosa ti porta a dipingere? “Dipingo da sempre, in alcuni periodi di più, in altri di meno. Ciò che mi porta a dipingere sono le emozioni del momento, belle e brutte”.
Che cosa esprimi attraverso i tuoi quadri? “Vorrei trasmettere Emozioni
A quale pittore ti sei ispirata o da chi prendi spunto? “Amo molto la pittura del 500/600, in particolare Caravaggio, che considero il massimo artista dalle immagini contrastanti forti, ricche di espressività… Mi piace molto anche Tamara de Lempicka e a volte tendo a prenderla come riferimento nel suo stile un po’ ambiguo”.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti e perchè? “I miei soggetti preferiti sono particolari di donne, ma anche volti, fiori e paesaggi”.
Molte immagini femminili nelle tue tele, perchè? “Le immagini femminili nascono da una voglia di riemergere come Donna… infatti quelli più significativi x me, hanno colori freddi, quasi a voler rappresentare il momento in cui mi sentivo “intrappolata” nella mia femminilità, e avevo paura ad esprimermi come tale”.
Bancali dipinti, Pallet con i volti dei personaggi tra storia e cinema, come nasce questa idea? “L’idea dei bancali nasce x caso, ne avevo una decina presi x il giardino, e, mentre pensavo a qualcosa di diverso da creare, ho immaginato volti di personaggi che hanno comunque lasciato un segno, e, quale posto più interessante di un bancale fatto appunto di legno, parte di un elemento naturale che vive per secoli!
Molte delle tue tele in bianco e nero ma poi in una seconda fase sono arrivati i colori…che cosa è accaduto? “Ho ripreso a dipingere qualcosa durante la fase iniziale della separazione con il mio ex marito, ma l’ispirazione e la passione vera e propria, è esplosa quando ho conosciuto una persona, era come se avesse “toccato dei tasti emozionali” che non riuscivo a gestire, se non trasportando e gettandoli su tela… più era grande l’emozione, più dovevo ingrandire, arricchire il contenuto con colori”.
Quanto di te e del tuo percorso di vita c’è nelle tue opere? “Nelle mie opere c’è il percorso di tutto il “secondo tempo” della mia vita. Dalla ricerca di me stessa, della mia autostima, all’affrontare la “paura” di esprimermi, riacquistando finalmente coraggio… fino all’esternazione di tutto ciò che vedevo di bello, emozionante, a tal punto di voler trasmettere a chiunque guardasse un mio dipinto, lo stesso messaggio”.
A quale quadro sei particolarmente legata e perchè? “Sono particolarmente legata al dipinto Desiderio. Opera che raffigura parte di una donna distesa, con il dito indice sulle labbra ad indicare il silenzio. Questo dipinto è fatto con colori ad olio, ne ho utilizzati solo due, il blu ed il bianco. Colori freddi per una donna sensuale, ma ancora acerba per essere pronta ad accogliere qualcuno. Mentre lo realizzavo, piangevo è stato quasi un “parto” di dolore. Il protagonista del mio pianto, è appunto colui che prima ha “toccato i tasti” ma poi, improvvisamente è sparito”.
L’esposizione internazionale “Italia in Arte” arriva a Roma il 25 settembre alla Galleria “Arte in Regola”.
Partita dagli Emirati Arabi ha fatto tappa in Italia dai primi di settembre alla Marguttiana di Forte dei Marmi, al MIIT di Torino e infine tra pochi giorni arriverà nella Capitale. Si tratta di una mostra ideata e curata da Aurela Cuku, gallerista e curatrice d’arte di Dubai, punto di riferimento per artisti provenienti da tutto il Mondo.
In un momento di difficoltà mondiale arrivano in Italia opere da vari Paesi creando ponti artistici con un tour che unisce idealmente tutta la penisola.
Visitare “Italia in Arte” è come fare il giro del mondo perché è un concentrato di tecniche ed espressioni mutuato attraverso uno sviluppo artistico a diverse latitudini. Un tour nell’arte in un Paese che ne è la culla ma anche un omaggio all’Italia dopo mesi di Covid. Partecipano all’esposizione 29 artisti di 18 Paesi.
L’Italia è rappresentata da Marianna Masciolini.
ART PROMOTER ITALIA-LUIGI ROSA
Ci parla dell’evento il curatore italiano Luigi Rosa, reduce dal successo di “Bateau Tiberis”, che non smette di stupire per idee originali e spirito d’iniziativa. “Sono fiero di avere nella galleria che curo da anni un progetto internazionale di così ampio respiro- ci spiega l’art promoter Luigi Rosa– è un momento difficile per l’Italia e per il mondo intero, il Covid ha cambiato le nostre abitudini e il modo di fruire l’arte, ma l’arte non si ferma e questa mostra ne è un esempio lampante. Anche se noi non siamo per il momento liberi di spostarci in alcune aree del mondo, le opere possono circolare e noi siamo felici di ospitare degli artisti internazionali nella capitale con un tributo all’arte italiana, esempio ed icona di stile nel mondo”.
“Italia in Arte” sara inaugurata il 25 Settembre ore 19.00 alla galleria Arte in Regola, in via dei Cappellari 92, e per raddoppiare la spazio e la bellezza anche nella adiacente galleria Tiber Art sempre in via dei Cappellari 96 a Roma.
GLI ARTISTI PARTECIPANTI:
Per l’Italia: Marianna Masciolini
Dalla Siria: Badie Jahjah
Dal Perù: Maco Vargas, Monica Tambini, Rocio Valdes, Iris Mackenzie
Dal Canada: Rob Pennino, Babita Shamji
Dal Guatemala: Romi Maegli, Gina Figueroa
Da El Salvador: Andrea Prado
Dagli Emirati Arabi Uniti: Jassim Al Awadhi, Abdulrauf Khalfan, Ahmed Al Yafei
Al Teatro Studio 8, grande successo ed emozioni per la prima edizione del “Premio Alle Arti”, con il patrocinio del comune di Nettuno e della Pro Loco Nettuno. Arricchito da una meravigliosa scenografia curata dalla Next e le opere di Simona Battistelli, il Premio alle Arti ideato da Anna Silvia Angelini, che ne ha curato anche la direzione artistica, insieme al direttore organizzativo Antenore Guadalupi e con il coordinamento di Francesca Piggianelli, è stato assegnato ad eccellenze nazionali ed internazionali. Hanno ricevuto la targa artisti e personaggi del cinema, musica, tv, giornalismo, moda, teatro, sport e nuovi talenti. L’evento, con la conduzione di Barbara Castellani, ha avuto come madrina Sissi Martina Farruggia. Il premio alla carriera è stato consegnato a Pino Quartullo, per il teatro e cinema, a Vittoriana Abate per il giornalismo, per la moda a Filippo Lafontana e per la musica a Massimo Di Cataldo. Premio per il giornalismo a Stefano Buttafuoco, inviato della vita in diretta e a Federica Pansadoro, giornalista dell‘Opinione; per lo sport a Marco Branca, alle designer Carla Campea, Barbara Iacobucci e Damiana Fiorentini, allo stilista Flavio Filippi, al performer Mauro Iandolo, I Carta Bianca, per il cabaret, per il cinema ad Antonella Salvucci e Sissi Martina Farruggia. Ben due figli d’arte hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento: Cesare Ranucci, figlio di Renato Rascel e Giuditta Saltarini, per la musica, e Camilla Ghini, conduttrice tv e radiofonica, figlia dell’attore Massimo. La moda è stata rappresentata anche dalla stilista Simonetta Bernardi. Numerosi gli ospiti ed istituzioni presenti tra cui il Presidente della Pro Loco di Nettuno Marcello Armocida, l’assessore Marco Roda, il regista Fabio Schifino ed il Direttore del Corriere della città, Maria Corrao, a cui a sorpresa è stato annunciato di essere tra coloro che riceveranno il Premio Donna D’Autore per la prossima vicina Edizione. Finale frizzante con fiumi di bollicine, e la straordinaria torta a quattro piani di frutta e gelato che ha deliziato tutti i premiati e ospiti.
Dal 15 al 22 luglio torna l’arte sul Tevere a Roma
“un richiamo ai tempi eroici dell’arte parigina dei primi del novecento,
il Bateau Lavoir di Jacob e Picasso”
Al Vernissage, il 15 luglio ore 18.30 battello Gilda, Lungotevere Guglielmo Oberdan, 2- Roma, saranno presenti l’organizzatore e direttore artistico Luigi Rosa, la giornalista Antonietta Di Vizia, tutti i partecipanti alla collettiva e la madrina l’artista internazionale Karen Thomas.
“Bateau Tiberis” una mostra collettiva sul battello Gilda, dal 15 al 22 luglio 2020, per vive l’arte contemporanea su uno dei galleggianti più cool della capitale, attrezzato per esposizioni e riunioni, frequentato dal “jet set” romano.
Nel titolo molto forte il richiamo ai tempi eroici dell’Arte parigina dei primi del novecento, il Bateau Lavoir di Jacob e Picasso, mai proposti in una ottica contemporanea a Roma.
All’organizzatore e direttore artisitico della mostra Luigi Rosa, abbiamo chiesto Come nasce la collettiva “Bateau Tiberis”?
“E’ un richiamo alla nascita di movimenti culturali ed artistici al Bateau Lavoir di Parigi dove nel primo novecento artisti sconosciuti condividevano oltre agli spunti culturali anche un immobile che Max Jacob poeta e grande amico di Picasso ribattezzò, Bateau Lavoir per la sua vicinanza alla Senna dove ancora si lavavano i panni all’epoca”.
Una bella intuizione di Luigi Rosa, vulcanico gallerista ed Art promoter della “Galleria Arte in Regola” a Roma, impegnato da anni nella promozione di artisti capaci che valorizzano la storia e la cultura della capitle.
Luigi Rosa, una storia importante quella del Bateau Lavoir, ce la riassume? “Nel 1904 il Bateau Lavoir è abitato da Picasso, che proprio lì dipinge “Les Demoiselles d’Avignon”, ma il gruppo più consistente vi si stabilisce nel 1908 e comprende una eterogenea combriccola di artisti dai nomi allora sconosciuti, ma destinati a divenire protagonisti dell’arte del ‘900, come Braque, Max Jacob, Marie Laurencin, Guillaume Apollinaire, André Salmon, Maurice Raynal, Juan Gris, Gertrude e Leo Stein, e poi Fernand Léger, Robert Delaunay, Albert Gleizes, Andre Lhote, Jean Metzinger, Francis Picabia, Alexander Archipenko e Paul Gauguin”.
Un Tevere latino e francese quindi “Tiberis” che unisce in un unico luogo il desiderio di artisti selezionati di esprimersi attraverso l’arte contemporanea in una suggestiva location, come nella Parigi del primo ‘900, e il desidero di creare innovazione e sperimentazione tramite il dialogo fra gli artisti ed il pubblico.
Gli artisti in mostra alla collettiva “Bateau Tiberis” sono: Stefano Alisi, Luigi Ambrosetti nome d’arte LAC 68, Luciano Beniamino Aiello, Giovanna Arena, Antonietta Ascione, Daniela Bendoni, Paola Bernardi, Antonella Bonaffini, Paolo Braccini, Flavia Carbonetti, Bruno Ceccobelli, Angelo Colagrossi, Maria Rosaria Colaiacomo, Michele D’Alterio, Ciro De Riso, Giusy Domenici, Dan Faco, Natali Ferrary, Michele Fiordispini, Rosa Fucale, Romolo Grenga, Claudio Giuli, Francesca Giusto, Erika Mallardi, Fabiola Medici, Marco Munoz, Gloria Melidoni, Chiara Meneguzzi, Enrico Nardin, Cristina Natale, Tommaso Nicoletti (Tommy), Elena Ostraya, Aldo Palma, Daniela Pappalardo, Francesco Petillo, Luca Pignatelli, Ilaria Pisciottani, Pashchenko Kseniia nome d’arte Kseniya Zakó, Paolo Pozzetti, Walter Cosimo Profilo, Carla Pugliano, Eleonora Pulcini, Roberta Reposati, Alessandra Ruberto, Loredana Sala, Simona Sbrilli, Paolo Scafetti, Adriano Segarelli, Lucia Serra, Daniela Maria Serrano (AMADÈ), Paolo Signore, SKRYPNYK YELENA, Mario Spagnoli, Flaminia Verdoni, Ambra Tesori, Karen Thomas, Alfredo Tramutoli, Elisabetta Viaggi nome d’arte Eliza Viaggi, Steven James Vittoni, Raffaele Zegna, Angiolina Marchese, Federica Virgili, Ellen, Mauro Di Berardino, Giovanni Boccia, Letizia Cucciarelli, Massimo Francalanci.
Nello scorso weekend, presso la galleria Arte in Regola, è stato presentato “Il mondo di Letizia” “I Mayagods sono arrivati a Roma”-“Ho ancora le ali” mostra di Letizia Cucciarelli Migliorini
Artista poliedrica, ispirata e attraversata da visioni creative, la Cucciarelli spiega il mondo degli artisti dichiarando: “L’energia attraversa gli artisti che sono un mezzo di trasmissione, quando le mani affondano nella terra sono le unghie o piccoli arnesi appuntiti che mi hanno aiutato: non mi ha insegnato nessuno ma la gioia nel bisogno di esprimermi a volte sono diventati una sorta di trance“. In questa mostra vengono presentati al pubblico circa 30 tra dipinti e sculture. “La provenienza della creatività è spesso recondita e misteriosa, i canali aperti dell’energia spesso trasportano messaggi inimmaginabili, talvolta arrivano come vortici altre come delicate brezze- racconta la Cucciarelli- Partedelle mie creazioni provengono dalle mie visioni, altre mi compaiono nella mente all’ improvviso ed altre come i santi ed i papi invece sono pensate, elaborate faticosamente in quanto devo creare gli spunti storici da inserire nei volti e quindi come una poesia od una scena teatrale devono raccontare la storia, pertanto fino che non trovo la soluzione tecnica o l’oggetto evocativo da inserire o da aggiungere continuo a scervellarmi”.
All’inaugurazione hanno partecipato tante personalità del mondo della cultura come le giornaliste Antonietta Di Vizia di Rai Pubblica Utilità e Alda D’Eusanio, l’attrice Sabrina Tutone con Michele Limpido .
Letizia Cucciarelli Migliorini nata a Bologna, una gran passione per il disegno sin da bambina, a cinque anni comincia a disegnare prima di scrivere. Ha studiato economia ed ha svolto la libera professione con successo, nel 2003 scopre l’amore per un luogo magico Alica in Toscana dove ha ritrovato la sua creatività.
La mostra si potrà visitare presso la galleria Arte in Regola dal 27 giugno al 18 luglio 2020.
Conferenza stampa/aperitivo–sabato 21 dicembre ore 18.00 Presenti all’incontro: il sindaco di Vitorchiano Ruggero Grassotti, il curatore Alessandro Scannella e il critico cinematografico Franco Grattarola.
Federico Fellini in mostra a Vitorchiano, nel borgo, grazie all’artista e gallerista Alessandro Scannella, per un Natale all’insegna dell’arte e della magia del cinema nella Tuscia.
Dopo il grande successo della mostra “Fantastiche Visioni” 41 inediti bozzetti realizzati da Federico Fellini in mostra lo scorso anno alla Galleria Ars Perpetua in Via dei Coronari a Roma, mostra visitata da migliaia di appassionati d’arte e di cinema, torna a pochi chilometri dalla capitale per un appuntamento con l’arte del grande maestro Fellini a Vitorchiano, dall’8 dicembre al 6 gennaio 2020 nel complesso di Sant’Agnese. Una rara occasione per ammirare le 41 opere e per conoscere i dettagli e gli aneddoti di film straordinari del cinema italiano.
I disegni custoditi da Rino Carboni, truccatore storico di Fellini, sono oggi patrimonio collettivo grazie al figlio Adriano Carboni che ha ereditato dal padre questo straordinario lascito culturale.
Ci racconta qualcosa di questa mostra il curatore, artista di straordinario talento anche lui, Alessandro Scannella:
Per tanti anni lei ha curato un importante spazio culturale come Ars Perpetua Gallery in via dei Coronari, oggi a Vitorchiano perchè?
“Ad un certo punto della mia carriera ho sentito l’esigenza di lasciare il cuore di Roma per cercare un luogo più adatto alle mie esigenze di pittore, un luogo che potesse ispirarmi e a Vitorchiano, nel borgo sospeso, l’ho trovato. E’ qui che oggi mi occupo della mia nuova galleria d’arte, un nuovo tempio dedicato alla creazione, un vero atelier”.
Scannella perché le Fantastiche Visioni di Fellini a Vitorchiano?
“Le fantastiche visioni di Federico Fellini, sono state un colpo di fortuna, un tesoro nascosto che per puro caso è venuto alla luce. Il mio amico Adriano Carboni, in un trasloco trovò una cartella appartenente al padre, Rino Carboni, storico truccatore di Fellini, contenenti circa 60 di bozzetti conservati e per la maggior parte inediti. Parte di questi oggi si possono ammirare appunto a Vitorchiano, complesso Sant’Agnese, per condividere questo lascito culturale con questo incantevole borgo e tutti i visitatori che li verranno ad ammirare”.
Una importante operazione culturale nella Tuscia grazie allo spirito di iniziativa di un sindaco molto attento alla cultura come Ruggero Grassotti, che ha subito sposato l’iniziativa e che l’ha prontamente collocata in un periodo di grande visibilità come il Natale per regalare ai visitatori ma anche ai cittadini del borgo qualcosa di assolutamente unico ed originale.
Sindaco Grassotti, Fellini a Vitorchiano che cosa aggiunge al Natale 2019?
“Vitorchiano con questa mostra di opere del maestro Federico Fellini rinnova e consolida il suo rapporto con il mondo del cinema. Il borgo, infatti, è stato set cinematografico di numerosi film tra cui possiamo ricordare il cult “L’armata Brancaleone” diretto da Mario Monicelli. La Tuscia e stata molto amata da Fellini, la ritroviamo infatti in molti suoi film come, I vitelloni, Luci del varietà, Il bidone, La strada, La dolce vita. Un grande piacere e un onore per noi ospitare questa mostra e vogliamo considerare questo evento, un omaggio del nostro territorio al grande maestro del cinema italiano. Un sentito ringraziamento al curatore della mostra Alessandro Scannella e al proprietario delle opere Adriano Carboni per la straordinaria disponibilità che abbiamo accolto con grande piacere”.
L’esposizione rientra nel programma di eventi natalizi “Friendly Village” del Comune di Vitorchiano.
17,15: Apertura stand e proiezione filmati suggestivi di paesaggi e attrazioni turistiche calabresi. 17,30: Presentazione video della “Riviera e Borghi degli Angeli” a cura di Guerino Nisticò.
18,30: Area libri. Nella sala della Lettura del Caffè Letterario, primo appuntamento con “Calabria da sfogliare” condotto da Paola Bottero giornalista e scrittrice. Presentazione di una serie di libri e relativi autori di origine Calabrese: – Lucia Martino e Emilia Blaiotta – “La Donna Arbëreshe Ieri, Oggi, Domani… tra sacro e profano”. – Barbara Froio – “Maramenti. Il profumo dei ricordi. Racconto delle ricette suvaratane” – Monica Capizzano – “C’è mia nonna su Facebook”. – Giampiero Mele – “Calabria guerriera e ribelle”. Ospite d’onore il celebre scrittore Calabrese doc, MIMMO GANGEMI, (tra i suoi diversi libri “IL GIUDICE MESCHINO” diventato una fiction targata Raiuno con Luca Zingaretti) che presenterà il suo nuovo libro “MARZO PER GLI AGNELLI”, edito da Piemme. 21,00: “Gli antichi sapori delle nostre origini” piatti vari e la degustazione del “Morzello di Catanzaro”
21,30: GIGI MISEFERI & la sua Band Larga in “CalabreSwing”. Comicità e travolgenti Canzoni senza tempo da cantare e ballare, in compagnia di diversi Ospiti, tra cui Tiziana Rivale con la sua splendida voce, la simpaticissima Gegia e altre “Guest Star” a sorpresa. Nel corso dello Show, “Omaggio a MIA MARTINI” con la partecipazione di LEDA BERTE’ attraverso foto inedite e gli abiti di scena originali della grande artista Calabrese. N. B. Il Pubblico potrà visitare gli Stand e relazionarsi con i relativi Espositori, contemporaneamente a tutti gli appuntamenti sopraindicati.
Sabato 9 Marzo
10,00: Apertura stand e proiezione filmati sul territorio calabrese (Emozioni della Calabria) e possibilità di visitare le mostre dei quadri
11,00: Dimostrazione produzione artigianale di cesti a cura del M° Aldo Mammoliti
11,30: Dimostrazione di decorazione con la tecnica a graffito in uso a Squillace tra il XVI / XVII sec.
12,00: Degustazione Aperitivo/Vini : Cantine “Cav. Malena” di Cirò – “Cantine Zagarella” di Reggio Calabria – Bibita “Brasilena” di Girifalco- “Bergamotto Branca” di Reggio Calabria.
13,00: “Gli antichi sapori delle nostre origini” piatti vari e la degustazione per esempio della “pasta ai profumi e sapori della Calabria”
16,00: Nella “Sala Black”, proiezione dei Cortometraggi “Made in Calabria”, alla presenza dei Registi e degli Attori – “Superstizione Fatale” di Salvatore Romano con Antonio Tallura e la partecipazione straordinaria di Giacomo Battaglia. – “Sradicati” di Alessio Praticò. – “Kalavrìa – La Terra dei Greci di Calabria” di Davide Carbone e Freedom Pentimalli. 17,30: Area libri. Nella sala della Lettura del Caffè Letterario, secondo appuntamento con “Calabria da sfogliare” condotto da Paola Bottero giornalista e scrittrice. Presentazione di una serie di libri e relativi autori di origine Calabrese: – Orlando Fico – “Bugie omissioni crimini del risorgimento. Quando il Sud era il primo Stato italiano” – Aldo Armentano – “Un calabrese a Roma” – Tommaso Squillace – “Pensa e vai” – Andrea Fucile – “50 PK Giro dell ‘Italia in Vespa”. – Masino Medaglia – “A‘mmasciata”
18,30: Sul palco principale del Caffè Letterario, Convegno sullo stato di salute delle Aziende Calabresi e la nuova realtà delle Startup, al quale prenderanno parte Alberto Statti Presidente della Confagricoltura della Calabria, il Prof. Domenico Nicolò Ordinario di Economia
5/3/2019 Eventi futuri – Profumi e sapori della Calabria http://www.profumidellacalabria.it/eventi-futuri.html 3/5
Aziendale dell ‘Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, Carlo Capria già Dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento Affari Economici, Angelo Marra per la “Idelivery” Startup del settore Nanotecnologie, Samuele Furfaro per la “Macingo Logistica”, Francesco Tassone per la “Personal Factor”, Stefano Caccavari per l ‘azienda “Mulinum”. Arcangela Galluzzo Delegata alla Legalità al Comune di Fiumicino e Presidente dell ‘Associazione “Quote di Merito”. Per la “Cittadella di Padre Pio” che sorgerà a Drapia (VV), illusteranno il progetto Irene Gaeta figlia spirituale di Padre Pio e fondatrice dei “Discepoli di Padre Pio” Luciano Messina Architetto e progettista della struttura, la Dr.ssa Marcella Marletta Direttore Generale de Ministero della Salute e Direttore Scientifico dei Progetti di Padre Pio. Nel corso del Convegno, verrà consegnato il Premio “Calabria Lavora e Produci” a diverse Personalità e Professionisti Calabresi che si sono messi in mostra nei loro rispettivi settori professionali. 20,30: “Gli antichi sapori delle nostre origini”
Percorso enogastronomico con piatti vari e la degustazione delle “melanzane ripiene”
21,30: “Notte CalabrEtnica”con la Musica dai Ritmi coinvolgenti dei “Kalavria” e gli ammalianti Racconti della Cantastorie Francesca Prestia. Una serata all ‘insegna della Musica e del Divertimento condotta da Gigi Miseferi, con diversi Ospiti, tra cui l ‘Attrice e Soprano Sara Pastore e il coinvolgente e raffinato cantautore Argentino Kimen Farias.
N. B. Il Pubblico potrà visitare gli Stand e relazionarsi con i relativi Espositori, contemporaneamente a tutti gli appuntamenti sopraindicati
Domenica 10 Marzo
10,00: Apertura Stand Apertura stand e proiezione filmati sul territorio calabrese (Emozioni della Calabria) e possibilità di visitare le mostre dei quadri 11,00: Licia Martino Mieshter i madh ed ambasciatrice della cultura Arbereshe eseguirà la dimostrazione della pasta tipica “SHTRJHELAT”
13,00: “Gli antichi sapori delle nostre origini”
Percorso enogastronomico con piatti vari e la degustazione delle “patate mpacchiuse”
15,00: Nella “Sala Black” “Omaggio” al grande regista, sceneggiatore e giornalista Sergio Pastore con la proiezione del suo Documentario “San Francesco da Paola”. Il taumaturgo della Calabria”.
16,30: Presentazione Video delle straordinarie “Valli Cupe” a cura di Carmine Lupia Direttore della Riserva Naturale “Valli Cupe” che illustrerà i suggestivi paesaggi naturali e lo straordinario patrimonio Etnobotanico attraverso lo studio sulle piante utilizzate dall ‘uomo, come le “Piante dei Riti”, l ‘albero della Ciofeca (il caffé ante litteram), dello Zucchero e della Gomma da masticare della Calabria.
17,30: Sul palcoscenico del Caffè Letterario Talk “La mia Calabria” – Personaggi e Professionisti Calabresi, racconteranno la loro terra con la voce del cuore e attraverso la propria “lente professionale”. Prenderanno parte il Regista Mimmo Calopresti, i Giornalisti Rai Giuseppe Malara (Caporedattore Tg2), Maria Barresi (Tg1), Giancarla Rondinelli Giornalista Mediaset. Al termine del “Talk” ringraziamenti, saluti finali degli Organizzatori e chiusura dell ‘Evento “Calabria è”.
Coordinamento artistico Gigi Miseferi
La Mostra permanente di Quadri e dei Maestri: Niko Calia, Sebastiano Plutino, Teddy Pujia, Jolanda Ciliberti, Nino Romano.
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N. B. Il Pubblico potrà visitare gli Stand e relazionarsi con i relativi Espositori, contemporaneamente a tutti gli appuntamenti sopraindicati.
Comunicato stampa Grande attesa per l’evento “Calabria è” in programma nei giorni 8, 9 e 10 Marzo 2019 presso il prestigioso “Caffè Letterario” (via Ostiense, 95), nel quartiere Ostiense.
La manifestazione, ad ingresso libero, organizzata dalle Associazioni Profumi e sapori della Calabria e Azza Forense con la collaborazione delle Associazioni Calabresi della capitale che hanno aderito, si propone di offrire un percorso di conoscenza della Calabria che accantona antichi stereotipi e presenta il suo volto autentico in un percorso costante di innovazione probabilmente non del tutto noto al grande pubblico.
Un evento che vuole essere una grande vetrina aperta alla città di Roma per mostrare che la Calabria è cultura, è paesaggio, è storia, è religiosità, è tradizioni, è cibo buono e salutare, è folklore, è artigianato, è musica, è gente imprenditiva, è stata ed è emigrazione, è accoglienza…
Un percorso a sfaccettature multiple, una sorta di “viaggio” sensoriale e culturale in cui i visitatori si immergeranno completamente nell’editoria, nei film, nelle tradizioni enogastronomiche, in mostre e contenuti musicali e nelle diverse arti che contraddistinguono l’identità e le tradizioni calabresi.
Saranno coinvolti, in primo luogo i calabresi che si sono in qualche modo distinti nel loro ambito (start up, scrittori, artisti, cantanti, chef, giornalisti, registi…) che possono essere considerati “testimonial” dell’identità calabrese.
Una Calabria di volti e di esperienze che testimoniano quanto di prezioso la Calabria offre, a dispetto di una conoscenza ancora poco diffusa e talvolta falsata nel resto d’Italia e nel mondo.
Tutte le informazioni e gli aggiornamenti verranno rilasciati sulla pagina facebook dedicata https://www.facebook.com/calabriaeevento/
Ufficio Stampa CALABRIA E’
Mobile: (+39) 334.28.14.276 http://www.profumidellacalabria.ithttps://www.facebook.com/events/627329357724465/
info@profumidellacalabria.it
profumidellacalabria@libero.it
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Uno spettacolo
gratuito all’insegna dello stupore e del divertimento per grandi e bambini con due
straordinari artisti della scuola di circense di Cascina. Tra illusionismo e comicità
uno spettacolo unico durante il quale verranno estratti i biglietti vincenti
della Clowndotteria solidale. Qui tutti i dettagli…
ROMA – Un spettacolo esplosivo, dove gag di tradizione circense,
illusionismi e comicità si fondono in maniera irresistibile, dando vita ad un divertente
spettacolo dove il pubblico è sempre protagonista. La
onlus dei clown dottori Comici Camici vi invitano Domenica 13 gennaio (ore
10,30) al Teatro Greco di Roma per lo gratuito (ma con prenotazione
obbligatoria) “One Man, Anzi
Two Men Show” di e con Rufus e Coriandolo.
Organizzato
dalla Onlus Comici Camici, finanziato e patrocinato dalla Regione Lazio e dal
Municipio II, lo spettacolo unico nel suo genere vedrà sul palco Alessandro
Frediani (Coriandolo) e Cristiano Masi (Rufus), un duo di clown nato nel 2001
lavorando come clown di corsia in ospedale,
esibendosi in numerosi contesti socio-sanitari e non. Ma è solo nel 2013 che
decidono di fondare un duo stabile. Oggi
sono entrambi insegnanti della Scuola di Circo Cooperativa “Chez nous…Le
Cirque!” di Cascina (PI) e membri del Club Magico Pisano, mettendo le
competenze acquisite in questi anni al servizio delle loro esibizioni.
Il filo conduttore dello spettacolo è il tentativo da parte di uno dei due protagonisti di conquistare il palco, ma puntualmente quando è sul punto di farlo, il suo amico/nemico collega sbriciola tutto con trovate inaspettate, rocambolesche ed esilaranti. Momenti di grande comicità alternati ad altri di poesia, il tutto condito da Illusionismi e Magie. Accanto a numeri comici ed elementi di clownerie e jonglerie, ampio spazio è dedicato alla magia comica e, soprattutto, all’improvvisazione, ancora una volta con un costante coinvolgimento del pubblico. Prima dello spettacolo, inoltre, saranno estratti i biglietti vincenti della Clowndotteria solidale.
Insomma il divertimento è garantito nella prestigiosa cornice di uno dei teatri storici della Capitale. “La giornata del 13 vuole essere il nostro personale ‘grazie’ a quanti ci sostengono – spiega la clown dottoressa ‘Ercolina’ dei Comici Camici – a chi parteciperà perché curioso di conoscerci per la prima volta e al territorio che ci ha accolti con tantissimo affetto.” La Cooperativa Sociale Onlus Comici Camici, infatti, da più di dieci anni è impegnata in diverse realtà ospedaliere e sociali a Roma e dintorni: “In tutti questi anni – prosegue la clown dottoressa ‘Ercolina’ – abbiamo potuto constatare quanto l’incontro tra un Clown Dottore e un bambino o un adulto in difficoltà generi un vero e proprio effetto benefico sulla malattia tanto da far diventare l’umorismo, l’allegria e il sorriso una terapia.
Per quanti lo
desiderano è ancora possibile acquistare i biglietti della Clowndotteria al costo si
Euro 2,50 ca online scrivendo a info@comicicamici.it, chiamando il numero
06.5431799, acquistandoli fino a sabato 12 Gennaio presso ‘Bottega 58’ Via
Capponi 58 (Furio Camillo) oppure in teatro la mattina stessa dello spettacolo.
Il ricavato sosterrà i progetti dei clown dottori negli ospedali pediatrici del
Bambino Gesù di Roma e Palidoro e del San Camillo. Partecipate numerosi e contribuite
a rendere l’ospedale un luogo colorato come un arcobaleno, caldo come un camino
acceso, amorevole come una famiglia!
INFO E PROGRAMMA:
Teatro
Greco, Roma
Via Ruggero Leoncavallo 10 (Viale Somalia)
Ore
10.30 entrata
Ore 11.00 inizio estrazione animata ricevute vincenti
ore 11.30 spettacolo di magia comica con Rufus e Coriandolo
SPETTACOLO GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: