Cuori Selvaggi al ” Teatro dei documenti “

CUORI SELVAGGI
da un concept di Alessandra Izzo
Tre monologhi sulla forza, la fragilità, l’ironia e le contraddizioni al femminile.
IN SCENA:
COME LUI MI VUOLE” di e con Sara Ercoli
“NOI” di Francesco Olivieri con Eleonora Manara
“CUORI SELVAGGI” di e con Alessandra Izzo
Regia di Sara Ercoli
TEATRO DI DOCUMENTI
Roma 30 e 31 gennaio 2020

Tre sono i monologhi che partono da esperienze autobiografiche, rielaborati e sdrammatizzati per tratteggiare la forza, la fragilità, l’ironia e le contraddizioni al femminile. E tre sono le donne che si raccontano nel loro rapporto vittima-carnefice senza fronzoli e senza tabù.

È “Cuori Selvaggi”, il concept ideato da Alessandra Izzo con la regia di Sara Ercoli, in scena il 30 e 31 gennaio al Teatro di Documenti di Roma che racchiude tre testi: “Come lui mi vuole” di e con Sara Ercoli; “Noi” di Francesco Olivieri con Eleonora Manara; “Cuori selvaggi” di e con Alessandra Izzo .Le tre protagoniste, Sara Ercoli, Eleonora Manara e Alessandra Izzo, rappresentano tre mondi differenti.
Il primo monologo in scena è “Come lui mi vuole” di e con Sara Ercoli. Una donna che rivive per un caso fortuito le sue relazioni, esplorando parti di se’. “Non puoi zittire il sogno – dice la protagonista – altrimenti ti trovano a sparpagliare la differenziata dei vicini con una boccia di vodka in mano”.
Segue “NOI” scritto da Francesco Olivieri e interpretato da Eleonora Manara: una donna decide di cambiare vita, vuole scappare da un incubo ma prima decide di uccidere il marito. Il male genera sempre il male.
Il terzo monologo in scena è “Cuori selvaggi” di e con Alessandra Izzo (ideatrice del concept). Narra la storia della figlia di una “casalinga bene” napoletana negli anni ’70, combattuta per le vicissitudini familiari e quella della madre che si divide tra la voglia di restare e quella di fuggire da un uomo complessato e violento.
Tutto è sostenuto da una graffiante autoironia. La scena è semplice ed essenziale, così come i costumi. Le luci fanno da contorno a questo spettacolo il cui cuore pulsante è la denuncia.
Lo spettacolo sarà in scena il 30 e 31 gennaio al Teatro di Documenti e successivamente in tournée in Italia. E prevista la partecipazione agli appuntamenti della prossima “Estate Romana”.

INFORMAZIONI:
“CUORI SELVAGGI”
30 e 31 gennaio (ore 20.45)
TEATRO DI DOCUMENTI
Via Nicola Zabaglia, 42 | Roma
Biglietto: € 12 + 3 tessera
Tel. 328 8475891
teatrodidocumenti@libero.it
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Prossimamente al cinema”L’uomo che volle vivere 120″

Arriva nei cinema italiani

L’UOMO CHE VOLLE VIVERE 120 ANNI

Regia di DADO MARTINO
Film-inchiesta dedicato alla vera storia di Adriano Panzironi

Adriano Panzironi, fenomeno da mezzo milione di libri venduti, e il suo manifesto “Life 120” diventano un documentario protagonista dell’evento cinematografico da non perdere.

Nelle sale italiane solo l’8 e il 9 ottobre.

Roma, settembre 2019. Mezzo milione di copie vendute nelle librerie di tutta Italia, un popolo di quasi 500mila seguaci, eventi live sempre sold out. Questo è Adriano Panzironi, un vero e proprio fenomeno editoriale capace di cambiare la vita di centinaia di migliaia di persone con il suo best seller “Vivere fino a 120 anni”.

E finalmente, il fenomeno Panzironi diventa un docufilm. Intitolato “L’Uomo che Volle Vivere 120 Anni”, il film-inchiesta sarà protagonista di un eccezionale evento cinematografico nelle sale italiane soltanto l’8 e il 9 ottobre.

Prodotto da Format e distribuito da Zenit Distribution, il documentario sul pensiero – e sulla vita – di Adriano Panzironi è firmato da Dado Martino, regista che ha voluto raccontare da vicino cosa si cela dietro il manifesto per una vita lunga, sana e dinamica che ha conquistato un pubblico così vasto ed eterogeneo. Infatti, Martino ha voluto sperimentare in prima persona il percorso ideato da Panzironi, documentando la sua esperienza e, allo stesso tempo, raccontando l’approccio originale del protagonista del film.

Adriano Panzironi è un giornalista e divulgatore che, arrivato alla soglia dei quarant’anni anni, comincia ad avvertire i cambiamenti del proprio corpo, e le conseguenze che essi anno nella vita quotidiana. Decide così, insieme al fratello gemello Roberto, di condurre ricerche approfondite su riviste scientifiche di ogni parte del mondo, sia nel campo della salute, sia nel campo dell’alimentazione, sia nel campo dell’invecchiamento.

Il risultato è il suo libro “Vivere Fino a 120 anni”: un successo clamoroso nato grazie al passaparola, con oltre 400mila copie vendute. La tesi del libro è da una parte semplice, dall’altra dirompente. Perché Panzironi punta il dito verso gli zuccheri che assume anche chi crede di mangiare in modo sano, e in questo modo mette in discussione la cosiddetta “dieta mediterranea”. Osteggiato dalle case farmaceutiche che gli creano ogni tipo di difficoltà, Adriano Panzironi decide di proseguire nella sua attività di ricerca e di divulgazione.

Nasce lo stile di vita “Life 120”, che mira davvero a protrarre la vita delle persone ben oltre il secolo, basato su tre punti cardine: Alimentazione, (priva di zuccheri, carboidrati e latticini), Integrazione (per sopperire alle carenze che gli alimenti moderni e trattati non hanno più) e ultimo l’Attività fisica, molto importante per avere un corpo sano.

Dado Martino ha un approccio curioso e scettico allo stesso tempo: partendo da posizioni vegane, si avvicina allo stile di vita e alimentare di Adriano Panzironi, peraltro fortemente favorevole alle proteine animali, e via via racconta il suo percorso personale, che diventa un percorso di salute.

“L’Uomo che Volle Vivere 120 Anni” sarà nei cinema italiani per un evento da non perdere l’8 e il 9 ottobre 2019.

Titolo: L’uomo che volle vivere 120 anni
Genere: documentario
Durata: 100’
Regia: Dado Martino
Produzione: Format
Distributore: Zenith Distribution – http://www.zenitdistribution.com/
Ufficio Stampa:
Alessandra Izzo  izzocomunicazione@gmail.com |
Rossana Tosto  | rossanatosto@gmail.com |

Concerto per l’Africa all’Auditorium Parco della Musica

COMUNICATO STAMPA
AFRICA SARDA & IS AMIGUS
Con Carla Cocco e Africa Sarda Band
8 novembre | ore 21.00
viale de Coubertin, 30 | Roma
Teatro Studio Borgna

La cantante sarda sarà sul palco romano per presentare il disco, registrato in Africa, nel quale alla sua voce si affiancano quelle dei ragazzi del ghetto di Bauleni a Lusaka, in Zambia.
Il ricavato della serata sarà devoluto all’acquisto
di una cisterna per la depurazione dell’acqua contro l’alto rischio di colera,
mentre quello delle vendite dell’album servirà a completare i lavori di realizzazione di “Africa Sarda Studio”, la prima e unica scuola di musica/studio di registrazione creata a Bauleni,
grazie alla campagna di raccolta fondi lanciata dalla cantautrice.
Una iniziativa di solidarietà autentica, nel segno della musica.

“Ci sono tre cose per le quali sono venuta al mondo e ci sono tre cose che avrò nel cuore fino al giorno della mia morte: la speranza, la determinazione e il canto”.Niente più di questo pensiero della indimenticabile cantante Miriam Makeba, simbolo della lotta contro l’apartheid e paladina dei diritti civili in Africa, rende l’idea delle motivazioni che hanno spinto la cantante sarda Carla Cocco a rivolgere la propria attenzione all’Africa, dedicandosi all’educazione musicale dei bambini di Bauleni, ghetto di Lusaka in Zambia. Perché il riscatto sociale di chi è nato nelle periferie più povere e disagiate del mondo passa anche per la musica.
L’esperienza di Carla Cocco in Zambia, iniziata nel 2015 con un viaggio nel paese africano, ha portato alla nascita di un album registrato tra Africa, Italia e Brasile, e al quale hanno dato il contributo artistico gratuitamente diversi musicisti romani e brasiliani, dal titolo “Africa Sarda & Is Amigus”, in cui la lingua sarda si unisce al dialetto locale cinyanja nel quale cantano i ragazzi della African Voice Band. Nato per ringraziare quanti hanno partecipato al progetto con le loro donazioni, l’album è attualmente acquistabile tramite iTunes.
Il disco sarà presentato il prossimo 8 novembre in un concerto che si terrà presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il ricavato della serata sarà devoluto all’acquisto di una cisterna per la depurazione dell’acqua al fine di scongiurare il rischio di epidemie di colera, ancora molto alto in Africa. Le vendite dell’album andranno invece a finanziare il completamento dei lavori di costruzione di una scuola di musica e di unostudio di registrazione e l’acquisto di apparecchiature e strumenti musicali.
Per dare speranza ai ragazzi africani, e con determinazione, per usare le parole di Makeba,Carla Cocco ha dato vita all’Associazione Africa Sarda (www.africasarda.com), motore della quale sono, appunto, la musica, il canto e la solidarietà. Le canzoni che compongono l’album “Africa Sarda & Is Amigus” rappresentano un amalgama perfetto della musica etnica di due popoli, quello sardo e quello zambiano, apparentemente così lontani eppure vicini, il tutto condito in salsa pop. Ne scaturisce un perfetto “cross over sonoro” con brani toccanti, in cui le voci comunicano sentimenti forti e stati d’animo intensi, trasportando l’ascoltatore in luoghi remoti dove la vita assume un significato diverso da quello che siamo abituati a conoscere.
A esibirsi sul palco dell’Auditorium Parco della Musica, oltre Carla Cocco, ci saranno Andrea De Luca (voce, chitarra e lap steel), Andrea Sabatino (basso), Maurizio Inciocchi(pianoforte e tastiere), Andrea Merli (batteria), Pablo Oliver (percussioni). Special guest:Alberto Mariani (launeddas) e Stefano Indino (fisarmonica). La stilista Marcela Moldovanu ha disegnato per Carla Cocco un abito da indossare per l’occasione.
Con la creazione della scuola di musica e dello studio di registrazione nel ghetto di Bauleni a Lusaka, l’Associazione Africa Sarda può dare un contributo determinante a cambiare il destino di povertà, analfabetismo, tossicodipendenza e delinquenza di tanti giovani, dando loro la possibilità di vivere un futuro diverso.
“Africa Sarda & Is Amigus” sarà presentato giovedì 8 novembre alle ore 21.00 pressol’Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio Borgna, in viale de Coubertin, 30 a Roma.
Note biografiche
Carla Cocco è nata a Carbonia, in Sardegna. Ha iniziato a suonare a 15 anni interpretando le canzoni di Aretha Franklin. Trasferitasi a Roma, si è laureata in Discipline del Servizio Sociale e come assistente sociale ha cantato nelle case famiglia per minori e nei carceri minorili. Ha tenuto molti concerti, rendendo anche omaggio a Vinicius de Moraes al Parco della Musica inseme a Ornella Vanoni, Tony Bungaro, Celso Fonseca, Selma Hernandes, Max de Tomassi, Eddy Palermo, Claudia Endrigo.
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INFORMAZIONI
“AFRICA SARDA & IS AMIGUS”
Giovedì 8 novembre ore 21.00
Auditorium Parco della Musica
Teatro Studio Borgna
Viale de Coubertin, 30 – Roma
https://www.auditorium.com/evento/carla_cocco_africa_sarda_band-19516.html
CARLA COCCO E AFRICA SARDA BAND
Carla Cocco: voce
Andrea De Luca : voce, chitarra e lap steel
Andrea Sabatino: basso
Maurizio Inciocchi: pianoforte e tastiere
Andrea Pupi Merli: batteria
Pablo Enrique Oliver: percussioni
Special Guest: Alberto Mariani (launeddas) e Stefano Indino (fisarmonica)
WEB: https://www.africasarda.com

BIGLIETTI E PRENOTAZIONI:
Biglietti con scelta posti a prezzo intero € 15.00
TicketOne: https://bit.ly/2NMRyRq
UFFICIO STAMPA | Agenzia Rossana Tosto Comunicazione |
redazione@rossanatosto.com | rossanatosto@gmail.com

 

 

“VOCI DI DONNE. NOTE DI VERDI”

COMUNICATO STAMPA

La vita sentimentale e artistica di Giuseppe Verdi raccontata dalle “sue” donne: Giuseppina Strepponi e Teresa Stolz. Fra opere magistrali e intrecci amorosi. Duplice protagonista e autrice dei testi, Pacifica Artuso. La regia è di Daniele Scattina.
Il poliamore, di cui spesso si parla oggi, è sempre esistito. Anche nella vita di Giuseppe Verdi? La tesi sembrerebbe trovare conferma negli intrecci amorosi del Maestro, che rivivono grazie allo spettacolo che l’attrice, regista e autrice teatrale Pacifica Artuso mette in scena al Teatro Porta Portese di Roma: “Voci di donne. Note di Verdi”, da lei scritto e interpretato. Dal 5 al 7 ottobre con la regia di Daniele Scattina. Sul palcoscenico, un misterioso personaggio femminile racconta il mondo del teatro. Una cantante lirica che perde la voce, strumento invisibile perché “perso” nel corpo e nell’anima umani. Siamo alla metà dell’Ottocento e la donna è Giuseppina Strepponi, seconda moglie di Giuseppe Verdi, che riavvolge i fili di una lunga storia, dal loro primo incontro fino agli ultimi anni, svelando aspetti privati del mito del Maestro e la genesi di alcuni dei suoi capolavori. A partire dal Nabucco, rappresentato al Teatro alla Scala nel 1842 e in cui lei canta nella parte di Abigaille. A proseguire il racconto della vita di Verdi è poi Teresa Stolz, altra notevole interprete di alcune delle sue opere, come Don Carlos, La forza del destino, Un ballo in maschera e Aida, che rivela la sua verità di musa ispiratrice, amica, confidente. Ma anche l’amore per il Maestro e la solitudine, dopo la morte di Verdi, avvenuta nel 1901. Per esprimere il senso più profondo del lutto, nel finale il testo si dispiega in un inatteso omaggio al Pirandello della novella Colloquio con la madre. Quella con la soprano Teresa Stolz fu solo una grande amicizia o qualcosa di più? Sulla presunta relazione amorosa fra il Maestro Giuseppe Verdi e la soprano Stolz sono stati scritti fiumi di inchiostro ma a tutt’oggi gli storici non forniscono una conferma. E quindi fu la sua amante o solo un’amica particolare? Ognuno è lasciato libero di credere ciò che preferisce. Quello che è certo è che la Stolz frequentava la casa dove il Maestro abitava con Giuseppina Strepponi, della quale fu anche amica. Su questa romantica vicenda di fine Ottocento è stato pubblicato, nel 2011, un volume a cura di Franco Donatini, dal titolo Giuseppe Verdi e Teresa Stolz – Un legame oltre la musica. Nel 2013 è stato il regista Michele Placido a realizzarne uno spettacolo teatrale.
In “Voci di donne. Note di Verdi”, queste due donne protagoniste della vita del musicista sono interpretate da Pacifica Artuso, e lo spettatore può distinguerle grazie a un gioco di luci realizzato da Aliberto Sagretti. Ad affiancarla, sul palco, la coreografa e danzatrice Giusy Pizzimenti. “Questo spettacolo è un omaggio all’opera, ai cantanti, al mondo dello spettacolo, di ieri e di oggi”, commenta l’autrice e interprete dell’opera, Pacifica Artuso. “Un omaggio alla voce cantata e parlata. Niente per me è più seducente, nel senso che la voce se-duce, conduce a sé. Il canto è incanto, stessa radice di incantesimo”. All’interno del testo ci sono parti delle lettere di Giuseppina Strepponi e Giuseppe Verdi, con l’aggiunta di una citazione di Antonio Ghislanzoni, librettista di Aida, scrittore, giornalista ed ex cantante, che offre una testimonianza diretta degli “artisti da teatro”. Presso il Teatro Porta Portese, in via Portuense, 102 a Roma, sono previsti tre spettacoli: il 5 e 6 ottobre alle ore 21.00 e il 7 ottobre alle ore 18.00.
Note biografiche Pacifica Artuso ha un profilo eclettico: attrice, regista e autrice teatrale. Dopo la laurea in Lettere con indirizzo musicale, ottenuta con il massimo dei voti, ha proseguito gli studi diplomandosi in canto e in didattica della musica. Attualmente è docente di Arte scenica presso il Conservatorio di Musica “N. Sala“ di Benevento. Nel ruolo di attrice si sente sempre uno strumento, non il fine. Ciò che conta per lei è il messaggio, che deve essere sempre significativo e importante perché valga la pena occupare un posto sulla scena. Da sempre attratta dall’opera lirica, nel 2013 ha pubblicato per le Edizioni Varenna il volume Antonio Ghislanzoni. Non di solo Verdi…
Daniele Scattina è attore, regista e scrittore. Ha frequentato la scuola di teatro “Il Mulino di Flora” diretta da Perla Peragallo e Leo de Berardinis. Come regista ha partecipato a numerosi festival internazionali di teatro a New York, Cuba, Giordania, Egitto, Algeria, Georgia, Bielorussia e ha vinto prestigiosi premi, in Italia e all’estero, tra cui, nel 2011, il premio della critica al miglior spettacolo al Festival di Teatro di Amman per Clan Macbeth.
Giusy Pizzimenti è una danzatrice di origini calabresi. Dopo essersi classificata al primo posto al concorso “Giovani Talenti”, categoria “Classico seniores, ha perfezionato la sua formazione presso il Nuovo Balletto di Roma, con il Maestro André de La Roche. Ha conseguito inoltre la laurea in Scienze delle attività motorie e sportive. Attualmente è danzatrice nella compagnia di danza “Echoes” di Giuliana Maglia per lo spettacolo Fase Rem.
INFOR MAZIONI “Voci di Donne. Note di Verdi” Scritto e interpretato da Pacifica Artuso Regia di Daniele Scattina Coreografie di Giusy Pizzimenti Luci di Aliberto Sagretti
Dal 5 al 7 ottobre al Teatro Porta Portese Via Portuense, 102 Roma Tel. + 30 06 5812395 info@teatroportaportese@gmail.com Biglietti: € 10 + € 2 Tessera Orari: 5 e 6 ottobre ore 21.00 | 7 ottobre ore 18.00

UFFICIO STAMPA Rossana Tosto

redazione@rossanatosto.com – rossanatosto@gmail.com

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“Troppo cuore”, l’ultimo romanzo di Mario Quattrucci

COMUNICATO STAMPA 

Tornano le inchieste del commissario Marè, investigatore di grosso calibro uscito dalla sagace penna di Mario Quattrucci, scrittore romano al suo quattordicesimo giallo. “Troppo Cuore”, pubblicato da Robin Edizioni, è un romanzo ambientato a Roma, come i precedenti dell’autore. Racconta le indagini del commissario Gigi Marè attorno al delitto di una cantante jazz, Angelica, tra musica e arte, tra la politica e gli intrallazzi della sanità. Il libro viene presentato lunedì 16 aprile, alle ore 18.00, presso il Teatro Porta Portese, via Portuense 102 a Roma.

L’incontro si svolgerà sul filo della leggerezza e della musica, con una intervista all’autore a cura della giornalista e scrittrice Alessandra Vitali e con l’esecuzione di alcuni brani jazz della vocalist Eleonora Tosto che fa parte del quartetto Baraonna e ha già partecipato a spettacoli teatrali con Pino Insegno, Tosca e Maurizio Battista. Fra i brani che saranno interpretati dalla splendida voce della cantante romana, “Sotto le stelle del jazz”, “Demasiado corazon”, “Passione”, “Round Midnight”, “Jenny dei pirati”, “Per le strade di Roma”, “La rivoluzione sta arrivando”, “The Man I Love”. Ad accompagnarla al pianoforte, Adriano D’Amico, che farà ascoltare anche musiche senza tempo come “Aranjuez”, “Il nostro concerto”, “Eternally”, “Eleonor”. Nel corso della presentazione saranno interpretate alcune pagine del thriller, in un reading affidato all’attrice Susy Sergiacomo e all’attore e regista Tonino Tosto, direttore artistico del Teatro Porta Portese, più volte in tournée con Pippo Franco e recentemente in scena al Sistina con Enrico Montesano nel “Conte Tacchia”.

“Mario Quattrucci è uno dei nostri migliori romanzieri”, scrive di lui Massimo Novelli, La Repubblica.it, da cui prendiamo a prestito il profilo che ha tracciato dell’autore: “A lungo dirigente del PCI, giornalista e poeta, vive a Roma, teatro amato e odiato dei suoi libri, e racconta attraverso il genere poliziesco, con forte impegno civile e morale, l’Italia di oggi tra stragi e mafie, politici corrotti e servizi segreti deviati, massonerie, poteri occulti e palesi… Nei suoi romanzi spicca la struttura linguistica che s’inserisce nella tradizione plurilinguistica cara a Gianfranco Contini, che va dal Folengo e dal Ruzante, passando per il Belli, fino al Carlo Emilio Gadda del “Pasticciaccio”. Lingua colta e dialetto (la “favella di Roma”), gerghi, neologismi, danno così “anema e core”, testa e pancia, ai suoi romanzi”.

“Troppo cuore” è un giallo che ha come co-protagonista la città di Roma, con le sue bellezze e le sue miserie. Racconta le indagini attorno al delitto di una cantante jazz, in arte Angelica, fidanzata ufficialmente con un dirigente della televisione, meno ufficialmente amante di un settantenne luminare della medicina. Prima di scoprire il colpevole, però, il commissario Gigi Marè si troverà immerso in un mondo fatto di musica e di arte, ma anche degli intrighi e gli intrallazzi della sanità, in una rappresentazione sulle quinte della Città eterna.

UFFICIO STAMPA | Rossana Tosto
rossanatosto@gmail.com

L’arte di FEDERICO FELLINI nei disegni inediti custoditi dal suo truccatore storico, Rino Carboni.

COMUNICATO STAMPA

Il 21 aprile Roma festeggia il suo Natale con una mostra che restituisce la memoria dell’intramontabile Federico Fellini, che alla Capitale ha regalato i suoi più bei film.
É “Fantastiche Visioni”, la mostra ospitata presso la Galleria Ars Perpetua, con 41 disegni realizzati dal maestro autore della “Dolce vita” e di tanti altri film diventati capolavori della cinematografia mondiale. Opere disegnate da Fellini, che le affidava al suo truccatore storico, Rino Carboni, la cui memoria è custodita ora dal figlio Adriano, che ha ereditato e continua l’arte del padre.
A chi gli chiedeva perché disegnasse i personaggi dei suoi film, Fellini rispondeva: “Perché prendo appunti grafici delle facce, dei nasi, dei baffi, delle cravatte, delle borsette, del modo di accavallare le gambe delle persone? È un modo per cominciare a guardare il film in faccia, per vedere che tipo è, il tentativo di fissare qualcosa, sia pure minuscolo, al limite dell’insignificanza, ma che mi sembra abbia comunque a che fare col film, e velatamente mi parla di lui”. Era il suo processo creativo, che aveva avuto origine fin da quando, ancora ragazzo, collaborava con il Marc’Aurelio come vignettista e umorista e forse già da prima.
La mostra “Fantastiche Visioni” porta alla vista del pubblico 41 opere che Federico Fellini aveva consegnato al suo storico truccatore, Rino Carboni, come modelli per realizzare il make up e soprattutto i veri e propri effetti speciali di cui Carboni è stato un precursore geniale e innovativo.
I disegni di Fellini erano i suoi sogni e Carboni, con la sua maestria, riusciva a renderli concreti e visibili facendoli uscire dalla carta di cui erano fatti e dandogli le fattezze di tanti personaggi di una lunga serie di film, opere cult tra cui: Tre passi nel delirio – ep. Toby Dammit (1968), il primo film di Carboni con Fellini in cui realizza gli effetti speciali, tra i quali la testa mozzata di Terence Stamp; Fellini Satyricon (1969); I Clowns (1970); Roma (1972); Amarcord (1973); Il Casanova di Federico Fellini (1976); Prova d’orchestra (1979); La città delle donne (1980); E la nave va (1983); Ginger e Fred (1985).
Oggi il figlio di Rino Carboni, Adriano, ha deciso di rendere pubblici i disegni di Fellini dopo che la sua famiglia li ha lungamente e gelosamente conservati. Per lui si tratta di qualcosa di più di opere d’arte; sono veri e propri flash della sua vita: “ricordo che toccai con mano i bellissimi costumi dei clown realizzati da Danilo Donati quando avevo solo otto anni. Fu in quella situazione che conobbi Fellini. Mio padre mi portava sempre a fare visita ai set in cui lavorava, specialmente quelli di Fellini che venivano girati spesso a Cinecittà. Rimanevo incantato e affascinato dalla magia che racchiudevano le quinte dei film”. Sotto i suoi occhi di ragazzo prendevano vita i personaggi che poi abbiamo visto sugli schermi. “Fellini dava degli schizzi a mio padre, quasi caricaturali, poi li vedevo realizzare sul volto dell’attore e la caricatura prendeva vita. Ho ancora un ricordo nitidissimo”, conclude Adriano Carboni.
Quello del cinema è un mondo fantastico, quasi magico e in quello di Fellini i sogni prendono vita. I disegni in mostra sono il tratto di unione tra il sogno e la realtà. E la mostra “Fantastiche Visioni” li rende visibili.
“Non c’è fine. Non c’è inizio. C’è solo l’infinita passione per la vita”. In questo pensiero c’è tutto il karma di Fellini che ispira la mostra “Fantastiche Visioni” e in cui si identifica pienamente anche Alessandro Scannella, pittore, artista e direttore della Galleria Ars Perpetua che ospita la mostra nelle sale di via dei Coronari 111 a Roma. “Stavo allestendo una collettiva che avrebbe ospitato le mie opere e anche di altri artisti straordinari come Pietro Annigoni, Ugo Attardi, Mario Schifano, Franz Borghese, Anna Salvatore, Marcello Di Pierro, Antonio Corpora, e altri, nel frattempo – spiega Scannella – ho conosciuto Adriano Carboni, figlio d’arte, truccatore cinematografico e teatrale di registi del calibro di Sergio Leone e appunto Federico Fellini.”
Alessandro Scannella racconta come è nata l’idea della mostra. “Mi parlò del lavoro del padre, della simbiosi che aveva con Fellini e di moltissimi disegni che i due geni avevano prodotto in più di vent’anni di collaborazione, Fellini disegnava, Carboni realizzava le sue visioni. Per me è stato illuminante avere la possibilità di toccare con mano le creazioni di Fellini, le sue visioni, poterle esporre. Quarantuno disegni originali, molti inediti, esposti nel mio spazio, un’occasione straordinaria”.
Ed eccola, dal 21 aprile accessibile a tutti. Il genio di Fellini in mostra presso la Galleria Ars Perpetua di Roma. Una mostra assolutamente “felliniana”, nel senso che si è voluto dare a questo aggettivo entrato ormai nella lingua parlata – opulento, stravagante, onirico – , sul quale Fellini, una volta, ironizzò così: “Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo”.

“FANTASTICHE VISIONI”
dal 21 aprile 2018
GALLERIA ARS PERPETUA
| Via dei Coronari, 111 | Roma |
Ingresso libero

Ufficio Stampa | Rossana Tosto 

redazione@rossanatosto.com