A Roma, la “JEWELRY WEEK”

ROMA JEWELRY WEEK

7 – 16 ottobre 2022

Al via la seconda edizione della RJW:

l’evento internazionale dedicato alla cultura del gioiello

con artisti provenienti da tutto il mondo

Opening RJW | 7 ottobre 2022

Premio Incinque Jewels | 14 – 15 – 16 ottobre 2022

http://www.romajewelryweek.com

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Roma Jewelry Week torna nella Capitale con la seconda edizione e con un ricco programma di eventi, dal 7 al 16 ottobre 2022. La settimana si amplia per accogliere nuovi progetti. L’evento di respiro internazionale valorizza e diffonde la cultura del gioiello contemporaneo, d’autore, d’artista e delle realtà orafe storiche. Ha il patrocinio del Comune di Roma, del Municipio I di Roma, della Camera di Commercio Italo-americana a New York ed è promosso dall’associazione Incinque Open Art Monti. Anche quest’anno sono state numerose le adesioni, da parte di artisti e designer provenienti da tutto il Mondo, che esporranno le loro creazioni.

Protagonisti ancora una volta sono i jewelry designer provenienti da tutta Italia e dall’estero, gli orafi romani, atelier del gioiello, gallerie, accademie, scuole e associazioni. Esposizioni, presentazioni, tour di visite guidate, premiazioni e conferenze animeranno le dieci giornate della Roma Jewelry Week, che torna in autunno all’insegna della cultura e della bellezza con il tema “Grand Tour – I colori del viaggio”, un omaggio all’epoca del Grand Tour settecentesco, per la scoperta di arte, architettura e bellezze ma anche per la conoscenza di se stessi, attraverso un viaggio di arricchimento personale e culturale. L’intento è quello di dare un alto contenuto culturale all’evento e recuperare pienamente la consapevolezza dell’alto valore delle arti, della creatività e delle tradizioni che possono essere messe a disposizione delle innovazioni e della contemporaneità e viceversa. Valorizzare il grande patrimonio culturale e dunque immateriale. Un nuovo concetto di Grand Tour volto anche a recuperare gli scambi culturali e i rapporti professionali e interpersonali

La manifestazione RJW è ideata dall’architetto Monica Cecchini, curatrice e direttore del progetto,
con la consulenza di Barbara Brocchi, creative manager, illustratrice, scrittrice, designer e
coordinatrice del dipartimento di design del gioiello IED-Roma, e della dott.ssa Bianca Cappello
docente, storica e critica del gioiello; con il contributo di Giorgia Zoppolato @missgio_jewelryblog,
di Laura Astrologo Porché, jewelry journalist per il gruppo Celebre Magazine World e titolare della pagina instagram @journaldesbijoux e dell’artista Emanuele Leonardi.

Anche per questa seconda edizione, la RJW ha coinvolto molte realtà, protagoniste di un ricco palinsesto e ad oggi vanta la partecipazione dell’Università e Nobil Collegio degli Orefici, Gioiellieri, Argentieri dell’Alma Città di Roma e del Console Camerlengo dell’Università e Storico di Arte Orafa Aldo Vitali.

Dopo l’anteprima con la personale “Natura Inversa” dell’artista Myriam Bottazzi, quest’anno la RJW anticipa e apre ufficialmente il 7 ottobre, con l’inaugurazione presso la Galleria Incinque Open Art Monti della mostra “INNOVARE CONSERVANDO esperienze di scuola romana del gioiello contemporaneo” della Neo Scuola Romana del Gioiello Contemporaneo, con la curatela di Claudio Franchi, che scrive: “In una società sempre più pervasa dal verbo digitale, esaltato dal mantra INNOVAZIONE come forma isterica dell’uso della tecnologia, la Scuola Romana del Gioiello Contemporaneo percorre una strada alternativa: utilizza il concetto “Innovazione” come esperimento di ricerca di linguaggi estetici e formali originali, pur conservando le tradizioni di appartenenza, legate all’esaltazione delle tecniche manuali, o al massimo, laddove si faccia uso di sistemi tecnologici di ultima generazione, questi si rivelano subalterni al principio di manualità colta”. Con l’esposizione delle opere di: Franchi Argentieri, Laura Abramo, Riccardo Alfonsi, Glauco Cambi, Fabio Cappelli, Remigio Maria Caserta, Flavia Diamanti, Rocco Epifanio, fontanagioielli Nepi, Michele Forlenza, Francesca Gabrielli, Negri Gioielli, Fratelli Petochi, Cristiana Perali, Rose’s Jewellery, Nicola Vitali. Un gruppo di ALTERAVANGUARDIA, che la RJW vuole presentare con un evento dedicato, come ulteriore segnale dell’importanza della condivisione tra le realtà creative del territorio.

Seguirà poi nel primo weekend della kermesse, sabato 8 ottobre, una performance al MAAM, il “Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz – Città Meticcia”, il cui ideatore e curatore è Giorgio de Finis; un luogo in continua evoluzione che celebra la complessa e interessante bellezza delle diversità. Per questa edizione della RJW, si vuole rendere ancora più evidente il significato che assume il gioiello contemporaneo, la cui valorizzazione è alla base del progetto della settimana, attraverso una performance in cui danza e gioiello dialogheranno con i visitatori; il progetto è a cura di Monica Cecchini, la coreografia di Teresa Farella con alcune abitanti di Metropoliz, la fotografia a cura di Giorgio Sacher.

Il 9 ottobre è la data della giornata di Studi dedicata al disegno del gioiello italiano, si terrà presso l’Istituto Centrale del Patrimonio Immateriale, a cura della dott.ssa Lucia Ajello e della dott.ssa Bianca Cappello, con il patrocinio culturale dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Oadi”.

Sempre il 9 ottobre ci sarà l’inaugurazione dell’evento espositivo a cura di Alessandro Arrigo presso Spazio Monti, in via della Madonna dei Monti 27. Per la RJW l’artista presenta il progetto “Imperium”, chereinterpreta il potere “illimitato” del governo in età repubblicana per renderlo accessibile a tutti.

Tra le tante novità di quest’anno si inserisce in programma anche la Jewellery Hall Exhibition, esposizione delle opere di gioiello contemporaneo del maestro scultore orafo Alberto Zorzi nella hall del Bettoja Hotel Mediterraneo, in Via Cavour 15, dal 13 al 16 ottobre. La collezione che il maestro scultore orafo Alberto Zorzi presenterà in occasione della RJW è composta da opere che in maniera significativa rappresentano alcuni filoni di ricerca unici, identificativi del suo linguaggio orafo.

Attesissima anche la prima edizione della Capsule Grand Tour, nelle saledel piano nobile di Palazzo Ferrajoli, all’interno delle quali verrà data ai jewelry designer internazionali, la possibilità unica di esporre le proprie opere in una location storica del centro di Roma. Un’ulteriore occasione di dialogo tra gioiello contemporaneo e storia di Roma. La residenza del 1500 in Piazza Colonna, ospiterà anche la mostra “Dialogo con la materia” dedicata ai disegni di Giovanni Valli, uno dei primi designer di Bulgari, e la mostra “Micro e Macro, indossare Ravenna”, realizzata dagli studenti del biennio di Mosaico della Accademia di Belle Arti di Ravenna, su progetto della prof.ssa Emanuela Bergonzoni. L’esposizione della Capsule Grand Tour è in programma per il 15 e 16 ottobre.

Torna anche quest’anno il Premio Incinque Jewels indetto dall’associazione Incinque Open Art Monti, contest giunto alla sua terza edizione che promuove la cultura del Gioiello Contemporaneo e che si svolgerà dal 14 al 16 ottobre, per la seconda volta nel sito archeologico Auditorium di Mecenate, datato 30 a.C. In esposizione ci saranno 72 creazioni. Il gioiello non ha solo la funzione di ornamento dalla valenza artistica ma è un vero e proprio portatore di messaggi e riflessioni, una vera e propria opera d’arte. Il tema del “Grand Tour – i colori del viaggio” è un invito per i designer a dare forma, con materiali preziosi, ad un ricordo di viaggio, che sia reale od onirico, per fare vivere a tutti i partecipanti e visitatori un grand tour moderno. L’Auditorium di Mecenate per questa edizione ospiterà anche l’esposizione dedicata al micromosaico romano, con i gioielli degli artisti che fanno rivivere l’antichissima tecnica diffusasi a Roma proprio durante il Grand Tour, come ricordo di viaggio. In esposizione opere di Le Sibille, Luigina Rech e Elena Lo Presti. Nella giuria del Premio Incinque Jewels: Alessio Boschi, Barbara Brocchi, Bianca Cappello, Monica Cecchini, Alessia Crivelli, Jonathan Giustini, Emanuele Leonardi, Matilde Pavone, Diego Percossi Papi, Laura Astrologo Porché, Marina Valli, Aldo Vitali e Giorgia Zoppolato.

Cuore pulsante della RJW, continuano ad essere i tour di visite guidate nei Rioni di Roma, alla scoperta della storia e del prestigio della Città Eterna e degli atelier orafi, che apriranno le loro porte ai visitatori per un racconto immersivo tra creatività, contemporaneità e antiche tecniche che vengono tramandate di generazione in generazione. Le visite, gratuite e su prenotazione, saranno condotte da guide abilitate dell’Associazione AGTAR, coordinate da Alessandra De Tata,e saranno sponsorizzate da Domus Artis. Ai visitatori saranno fornite le mappe cartacee e virtuali, per scegliere il tour da seguire, nelle date del 11-12-13-15 ottobre. Con prenotazione alla mail RJW.visite@gmail.com

Durante la settimana, è previsto un ciclo di conferenze dedicate al Micromosaico Romano, presso l’Università e Nobil Collegio degli Orefici dell’Alma città di Roma, con il Console Camerlengo Aldo Vitali. Interverranno: il dott. Alessandro Lugari, il dott. Stefano Cassio, l’artista Elena Lo Presti, la dott.ssa Bianca Cappello, l’artista Francesca Neri Serneri de “Le Sibille”, l’artista Luigina Rech de “Il Micromosaico”, la giornalista Laura Astrologo Porché. La dott.ssa Mara Cappelletti e il dott. Beppe Vincenti, terranno una conferenza dal titolo “Codici affettivi e gioielliSignificati profondi degli ornamenti”. A chiudere il ciclo di incontri due ospiti di eccezione: Alessia Crivelli, presidente della Fondazione Mani Intelligenti con la conferenza  “Mani intelligenti” e il jewelry designer Alessio Boschi con l’intervento “un viaggio nell’arte di Alessio Boschi”, che si terranno a Palazzo Ferrajoli il 16 ottobre.

Tra le scuole presenti l’Istituto Europeo di Design – IED Roma, che propone attività di laboratorio del gioiello con il maestro e docente orafo Paolo Mangano, a cura della coordinatrice del Dipartimento di Design del Gioiello Barbara Brocchi; la scuola di formazione artistica di livello universitario per la moda, il design e la fotografia Accademia Italiana.

Tra le associazioni presenti ci sono AGC Associazione Gioiello Contemporaneo che curerà una mostra collettiva di autori orafi del gioiello contemporaneo presso Alternatives Gallery, a cura di Rita Marcangelo e Maria Rosa Franzin; OTP Officine di Talenti Preziosi, che curerà una esposizione a Palazzo Ferrajoli e un evento in collaborazione con Orologeria Verdastro. Per questa occasione saranno presentati gioielli e preziosi realizzati nel corso di workshop progettuali che OTP organizza in collaborazione con professionisti del settore. Ogni gioiello in esposizione è un prezioso che parla dell’artista. Gioielli contemporanei volti alla valorizzazione della sostenibilità culturale e ambientale; L’associazione culturale Arti preziose con una mostra pressoSpazio Plauto, a cura di Gianluca Merlonghi.

«Abbiamo ricevuto un grande e positivo riscontro da parte di artisti internazionali, maestri orafi e istituzioni anche per questa seconda edizione della Roma Jewelry Week. Siamo davvero molto felici che il progetto della RJW venga accolto con affetto e calorosa partecipazione. Un evento che rilancia e valorizza il gioiello contemporaneo, con la voglia di guardare al futuro senza perdere di vista le antiche radici dalle quali nasce l’arte orafa. Il tema scelto per il 2022 è il Grand Tour rivolto a recuperare gli scambi culturali e i rapporti professionali e interpersonali. È importante fare sistema per dare voce e fare conoscere l’eccellenza in questo settore a livello internazionale, vogliamo creare un evento di riferimento per diffondere la cultura del gioiello contemporaneo e per la valorizzazione della città di Roma e il suo vasto patrimonio culturale e dunque immateriale», dichiara il direttore Monica Cecchini. 

L’evento RJW è realizzato anche grazie al supporto degli sponsor Doralia, Homi Fashion&Jewels exhibition, Dumus Artis, Montanelli Restauri S.r.l., M.O.S.T. CND S.R.L. monitoring & structural testings, L’Utile s.n.c. impianti, Q’S rummeria, Homero Studio e Spazio Monti.

La presentazione della seconda edizione e del programma della RJW avrà luogo martedì 4 ottobre alle 11:00 nella sala conferenze del Bettoja Hotel Mediterraneo, in Via Cavour 15.

NOMI PARTECIPANTI PREMIO INCINQUE JEWELS:

Antoines Jewelry di Andreia Gabriela Popescu, Argentia di Roberta Roselli, Arte & Bellezza di Dragana Mircetic, Asimi di Anna Butcher, Ivan Barbato, Simone Cipolla, Crearte di Paola Gerosa, Cristina Cipolli Jewellery di Cristina Cipolli, Yarina Dai, Catherine Daymard, Christel Deliege e Laura Colli, Dettagli d’attimi di Pinella Distefano, Doamabijoux di Sylvie Doagio, Dolcedodo di Dodo Paruznik, Emanuela Duca, Ellence di Elle Di Muro, Vacide Erda Zimic, Marina Ettorri, Shumin Fan, Fenicia Bijoux di Chiara Fenicia, Roberto Fenzl, Daniela Ferrero, Formedarte di Rosa Maria Venetucci, Angela Gentile, Gioielli dalla Terra di Elisabetta Donadio, Annika Ingelaere, Labrys Gioielli di Livia D’Agostino, LECARLE di Carla Dutra, Les Mascarones di Inga Macaron, Lokta Art di Vasiliki Merianou, Francesca Luciani, Maqauda di Flavia Manfroncelli, Maria Patrizia Marra, Sara Marzialetti, Gianni Misto, Marco Mormile, Omaya Jewellery di Marina Simeonova, Reseda Orrù, Esther Ortiz-Villajos Gonzalez, Ornella Pandolfi, Claudia Parrilli, Peseli Jewels di Marianna Marolla, Maria Gaia Piccini – Pontevecchio di Maria Gaia Piccini, Anna  Pinzari e Chantal Corso, Juliane Pogian Bueno, Dieuwke Raats, Macarena Ravioly Cataldo, Luigina Rech, Renata Jewellery Maker di Renata Dragusin, Ines Reynoso, Francesco Ridolfi, Serena Sciarrini, Sognando lo scirocco di Anna Paparella, Rossella Ugolini, Sophie Van Dooren, Simone Vera Bath, Verba Mundus di Anna Fanigina, Marie Therese Wolf, Zefiro Jewels di Annette Schreyer, Zilfi Handmade di Pati Kakhniashvili.

Per l’Accademia Italiana e lo IED:

Alessio Bartelloni, Anastasia Cella, Caterina Collizzolli, Cristian Imperiale, Anastasia Krivolapova, Daniil  Neskromniy, Antonia Ascolillo, Letizia Leporale, Igor Quagliata, Giorgia  Rossi, Anna Tessarin, Zhe  Zhao.

NOMI ARTISTI DEI GIOIELLI AL MAAM:

Mohsen Amini, Giulia Ares, Gaia Descovich, Fenicia bijoux di Chiara Fenicia, Monique Lecouna, Lokta Art di Vasiliki Merianou, Rita Martinez Montero, Gianni Misto, Viktoria Münzker, Monica Pirone, Anna Retico, Simone Vera Bath.

NOMI ARTISTI CHE ESPONGONO ALLA CAPSULE GRAND TOUR A PALAZZO FERRAJOLI:

Jana Accyoli, Arte&Bellezza di Dragana Mircetic, Artisticalmente di Emanuele Leonardi, Ivan Barbato, Simone Cipolla, Gaema gioielli di Marinella Tamburro, Gina Melosi jewellery, delegazione HOMI Fashion&Jewels exhibition, Francesca Luciani, artisti designer che espongono al MAAM, Maria Patrizia Marra, Letizia Moroni, studenti del biennio di Mosaico della Accademia di Belle Arti di Ravenna, Khajornsak Napkan, Officina Arte Orafa di Domenico D’Addario, Pimaripi bijoux di Maria Pina Pintus, Monica Pirone, Francesco Ridolfi, Neo Scuola Orafa Romana, StKreo Jewels di Stefania Tortella e VuElle Jewels di Valentina Lucarelli, Studio C – Charlotte Romer, dell’Associazione OTP: Gioia Capolei jewelry designer, Chiara Fenicia, Lorotraledita, Maria Paola Ranfi, Atque Studio di Virginia Checcacci e Cristina Innocenti, Marina Valli, Maria Laura Venturelli, dello IED: Domitilla Camponeschi, Emanuela Fletzer.

NOMI ATELIER e LOCATION RJW:

Atelier Agau di Sonia Cerquitella, Atelier Alberto Ercoli, Atelier Anna Retico, Atelier Argentia Jewels di Roberta Roselli, Atelier Arte Libera Tutti di Francesca Zaratti, Atelier Aspecifico Myriam B di Myriam Bottazzi, Atelier Chianese di Claudia Chianese, Atelier Cristiana Perali arte orafa dal 1907, Atelier di Paola Casalino, Atelier Epifanio Jewelry, Atelier Franchi Argentieri, Atelier Fratelli Petochi, Atelier Giulia Iosco, Atelier Glauco Cambi, Atelier Le Sibille, Atelier Negri Gioielli, Atelier Rose’s Jewellery di Rosa Piellucci, Atelier Percossi Papi, Bettoja Hotel Mediterraneo, Daniela Ronchetti gioielli, Galleria Alternatives, Galleria Incinque Open Art Monti, Galleria Spazio Monti, Maria Diana Atelier, Mosaici Artistici di Fabio Bordi, Orologeria Verdastro in collaborazione con OTP Officine di Talenti Preziosi, Sabina Bernardelli Jewels, Spazio Plauto, Studio Cassio Arte del Mosaico, Studio d’Arte il Micromosaico di Luigina Rech, Studio di Gioielleria Alfonsi, Università e Nobil Collegio degli Orefici dell’Alma Città di Roma.

NOMI ARTISTI CHE ESPONGONO IN COLLETTIVA PRESSO GALLERIA INCINQUE OPEN ART MONTI:

Neo Scuola Romana del Gioiello Contemporaneo, con la curatela di Claudio Franchi, con l’esposizione delle opere dei designer: Franchi Argentieri, Laura Abramo, Riccardo Alfonsi, Glauco Cambi, Fabio Cappelli, Remigio Maria Caserta, Flavia Diamanti, Rocco Epifanio, fontanagioielli Nepi, Michele Forlenza, Francesca Gabrielli, Negri Gioielli, Fratelli Petochi, Cristiana Perali, Rose’s Jewellery, Nicola Vitali.

NOMI AGC Associazione Gioiello Contemporaneo:

Annarita Bianco, Adrean Bloomard, Corrado De Meo, Maria Rosa Franzin, Mineri Matsuura, Mariangela Murgia, Kazumi Nagano, Liana Pattihis, Yoko Takirai, Yiota Vogli.

NOMI Associazione Culturale Arti Preziose:

Ahura Jewels, Alessandra Chirivino, Alessio Dionisi, Cerere Art Jewellery, Gianluca Merlonghi, Isabella Nurigiani, Isacollection Roma, Letizia Mei, Lorena De Angelis, Porcellanarte, Sara Fradiani, Spicato, Tanit Jewels, Vanessa Iannotta

Al Museo del Saxofono, il FIUMICINO JAZZ FESTIVAL

2-11 settembre 2022

II edizione

Il duo formato dalla pianista Stefania Tallini e dal flicornista Franco Piana ha aperto la seconda edizione del Fiumicino Jazz Festival, in programma per due fine settimana e un ciclo di sei concerti tra il Museo del Saxofono e il Birrificio Agricolo Podere 676.

Il primo concerto, venerdì 2 settembre alle ore 21:00, ha visto incontrarsi due diverse personalità artistiche in un un repertorio che si muove da brani originali, composti dalla pianista e dal flicornista, a reinterpretazioni di standard jazz, canzoni italiane e  musica brasiliana. Un progetto molto originale con momenti di grande scambio anche tramite l’utilizzo di elementi inusuali, per musicisti come loro: Franco Piana che si esibisce anche in portentosi scat vocali, o utilizzando il flicorno come una percussione; Stefania Tallini che esplora particolari effetti timbrici sul pianoforte e usa la sua voce nell’esecuzione di un brano. Complicità, gioco, intesa, interplay continui, dalla prima all’ultima nota per questo interessantissimo progetto.

Sabato 3 settembre, sempre al Museo alle ore 21:00, si esibirà la formazione guidata da Giampaolo Ascolese nel progetto “My heart for Art”, omaggio ad Art Blakey, uno dei pilastri della storia del Jazz, grandissimo caposcuola e modernissimo interprete della batteria Jazz, negli anni ‘50 e ‘60, nonché fondatore del mitico gruppo dei Jazz Messengers. Oltre ad Ascolese, batterista e percussionista nell’ambito del Jazz da 50 anni, saranno sul palco Mauro Zazzarini al sax tenore (premio “Jazz Awards 2011” come miglior musicista di Jazz Nazionale), Mauro Verrone al sax alto (allievo di Massimo Urbani e trascrittore dei brani dei Jazz Messengers), Claudio Corvini alla tromba (figlio del grande Al Korvin, storica prima tromba dell’orchestra della Rai Radiotelevisione Italiana), Olivier Von Esse al pianoforte (diplomato alla School of Contemporary Music di Singapore, membro della Facoltà del Jazz and Contemporary della New School University di New York) ed Elio Tatti al contrabbasso. A causa della pioggia hanno preparato un allestimento interno per potersi godere il concerto.

Domenica 4 settembre il festival si sposta al Birrificio agricolo Podere 676 dove, ad ingresso libero, il gruppo SUPER DIXIE FIVE, una  All Stars Band  composta da Gianluca Galvani alla cornetta, Luca Velotti al clarinetto, Red Pellini al sax alto, Gino Cardamone al banjo e Giuseppe Talone al contrabbasso, darà vita ad una performance musicale con il migliore Dixieland degli anni ‘20. I cinque grandi e sapienti esponenti del Jazz tradizionale italiano, riconosciuti a livello internazionale, offriranno un concerto dedicato agli anni ruggenti americani condito di storie, aneddoti ed emozioni “soffiate“ all’aperto e incastonate nella campagna romana, unitamente alla degustazione di un eccellente menù agricolo e birra. 
Il programma della serata, a partire dalle ore 18:00, prevede una visita al luppolificio dell’Azienda con l’illustrazione delle fasi produttive della birra artigianale e a seguire, con prenotazione obbligatoria, un’apericena ed il concerto della Super Dixie Five.

I biglietti degli spettacoli del venerdì e sabato sera sono acquistabili al Museo o sul sito Liveticket mentre gli eventi al birrificio sono prenotabili direttamente al numero +39 348 6917050. Prima di ogni concerto (alle ore 20:00 per i primi due) è analogamente prevista un’apericena opzionale. Per tutti gli eventi è suggerita la prenotazione.

Dei Vizi e Delle Virtù, un viaggio

Di Laura Megna

Anni fa andai a visitare la Cappella degli Scrovegni a Padova, dove è presente tutto un ciclo di affreschi di Giotto Di Bondone. Rimasi colpita non tanto tanto dai meravigliosi affreschi delle scene di Gioacchino e Anna, genitori di Maria, o da quelle di Gesù, quanto delle piccole rappresentazioni dei vizi e virtù presenti nel quarto livello della cappella, quello più in basso.

Cerchiamo di capire il momento storico, primi del 1300; il papa Celestino V aveva abdicato e il suo successore fu Bonifacio VIII noto per lo schiaffo di Anagni e il famoso dissidio con Filippo V, detto il bello, Re di Francia, che portò il papato ad Avignone. Ricordiamo anche i Guelfi e i Ghibellini a Firenze, a seguito delle vicissitudini tra gli schieramenti, Dante fu costretto ad abbandonare Firenze.

Nella penisola italica vi erano correnti nuove da poco rinvigorite da Federico II di Svevia, che ha nella sua genia molti ed illustri saggi. Federico riportò il mecenatismo e la cultura come tramite per abbracciare tutti i popoli e le etnie che aveva sotto di lui. Con la sua opera riuscì a spingere al confronto facendo rinascere idee, anche sulla base della Chanson de Roland, poema carolingio XI secolo. 

In un contesto così mutevole sorgono le molte committenze e l’arte si rinnova. Ricordiamoci che nella penisola italica aveva una grande influenza il papato che stava cercando di espandere il potere temporale in tutta l’Europa.  

Padova anno 1303, città con Università, punto di riferimento culturale, finanziario e di mercanti e con questi anche di malfattori e di usurai, come lo era il padre del committente della cappella, Reginaldo, nominato anche da Dante nella prima cantica (inferno) nel girone degli usurai. Il committente Enrico degli Scrovegni intercedendo per il padre e per la famiglia cercò una redenzione nella costruzione della cappella, situata sui resti di un’arena romana. La cappella è intitolata a Santa Maria della Carità. Era la cappella privata attigua al palazzo familiare, ad oggi distrutto.

La cappella è orientata come da immagine acquisita da Google Earth

La fonte maggiore di illuminazione è data da 6 finestre posizionate sul lato sud est.

È da segnalare che sul lato opposto vi era il palazzo della famiglia degli Scrovegni, dal quale non poteva entrare luce, quindi tutta la parete interna alla cappella è completamente affrescata.  Ricordiamo che nel 1303, non esisteva luce elettrica, quindi la luce solare era necessaria per illuminare tutta la cappella. Le alternative erano candele a cera d’api, molto costose, oppure lumini ad olio, che a seconda della tipologia e della qualità creavano fuliggine annerendo gli affreschi e sprigionavano un odore non sempre gradevole.

All’interno della cappella ci sono 4 ordini di affreschi, che cronologicamente partono dall’angolo a destra in alto guardando l’abside (est), per poi scendere a spirale in senso orario. Prima si trovano le storie della famiglia di Maria Vergine partendo dai genitori Gioacchino e Anna, e poi le storie di suo figlio Gesù Cristo. Interessante l’uso delle figure, degli spazi e dei colori. Il tutto si conclude con l’affresco del Giudizio Universale posto sulla parete di sud ovest, l’uscita della cappella, la parete interna della facciata.

Il soffitto della cappella è un cielo stellato con dei tondi con le figure di Maria, di Cristo e dei Profeti. Il soffitto stellato era un’unione tra cielo e terra, come se Giotto volesse abbattere il soffitto e immergere la cappella elevandola in un punto sospeso tra terra e cielo, per unire l’uomo alla magnificenza della natura, al creato. Mi sono ricordata un altro viaggio, in Egitto, nei Templi vi era la dea Nut, che con il suo corpo ricoperto di stelle rappresentava la sfera celeste.

Ad oggi, per motivi di conservazione degli affreschi, non è possibile accedere dalla porta sulla facciata, quella al cui interno è possibile ammirare il giudizio universale. Il giudizio Universale rappresenta la fine di un percorso nato al sorgere della storia di Maria e che si conclude con la promessa di una fine dopo la morte, dopo il Giudizio Universale, dove Gesù con la croce divide e giudica le anime per segnarne la strada. Questa prosopopea in cui ci conduce Giotto è un viaggio che ognuno sceglie di fare per arrivare a quel giudizio. Giotto ci dà gli strumenti per arrivare alla salvezza posta a occidente. Tali strumenti sono sul modo di contrastare i vizi e sono raffigurati nel livello di affreschi più basso, ad altezza dei nostri occhi, in modo da poter vedere tutti i particolari degli affreschi, cogliendone le allegorie, rimanendo al centro della navata. Questo livello pittorico parla di vizi e virtù. Possiamo leggere le sette coppie partendo dall’abside per andare verso il giudizio universale, da oriente a occidente, verso l’uscita alla fine del percorso.  Posizionandosi in equilibrio nella coppia, tra esse troviamo

Giotto non inserisce i vizi capitali riconosciuti dalla Chiesa che sono: Superbia, Invidia, Ira, Accidia, Avarizia, Gola e Lussuria, ma ne dà una visione più attinente alla teologia Agostiniana del tempo. Ultimamente è stato identificato Alberto da Padova, il predicatore apostolico (così nominato da Bonifacio VIII) come ispiratore di Giotto nel complesso del ciclo pittorico della Cappella.

Vediamo nello specifico la coppia nella sua unità come viene rappresentata da Giotto.

StoltezzaePrudenza

Stoltezza raffigurato come uomo vestito in modo ridicolo, quasi in procinto di ballare, in cui non vi è possibilità di discernimento nel modo di vivere, poiché non riceve le cose dello Spirito[1], non riuscendone a capire il significato. Un uomo che non riesce ad andare oltre quello che vede e tocca, legato alla terra, e che si fa beffa degli altri volendo primeggiare e mostrandosi superiore e accaparrandosi tale superiorità anche con mezzi illeciti e con la forza, senza però avere cura del prossimo. Un uomo avaro di sentimenti e di emozioni, perché queste si possono provare solo attraverso lo spirito.

Prudenza, rappresentata da una figura femminile seduta, riflessiva, che tiene uno specchio in cui guarda sé stessa riuscendo a discernere il suo equilibrio interiore e del mondo che la circonda, poiché valuta le possibili azioni e conseguenze di quelle. Lo specchio rappresenta anche il voler guardare dietro le sue spalle, il suo passato, che rappresenta la sua esperienza e che la mette in grado di discernere il presente. Regge in mano un compasso simbolo di misura delle proprie azioni, nei pensieri e nei giudizi. Si vede una donna concreta e legata alla terra e al discernimento delle proprie azioni. Ha un libro sul quale può sia scrivere che leggere e dal quale può conoscere il mondo e lasciare al mondo la sua memoria.

Ricordiamo che nel 1300 non molti sapevano leggere o scrivere, i dipinti erano necessari per insegnare e dare anche a chi non sapeva leggere un’istruzione, ma proprio per questo il libro quando inserito nei dipinti ci dà indicazione dell’istruzione di chi lo tiene in mano ed è inoltre anche una metafora di conoscenza e istruzione per i posteri.

IncostanzaeFortezza

Incostanza donna in precario equilibrio, con la veste svolazzante su una ruota, che sembra quasi un monociclo come si usano nel circo. Non è appoggiata a terra, ma quasi su una roccia rossa di finto marmo scoscesa, che da il senso della poca stabilità, nel cullarsi giocando tra gli eventi che la Provvidenza gli pone. Credendo di saper volare, come sembra dalla postura, la donna, penserà di aver trovato la conoscenza, smettendo di cercare, cullandosi nel dolce far niente. L’uomo smette di cercare quando crede di aver trovato.

Fortezza, donna guerriero vigorosa e possente che tiene in mano uno scudo dove sono rappresentati una croce e un leone ed in mano una mazza di ferro, strumenti atti a combattere la cattiveria del mondo, ma soprattutto le proprie debolezze e le proprie mutevolezze, anche costruendo delle regole che possano creare una costanza nel proprio essere. Lo scudo sembra quasi una colonna, anche essa simbolo di forza e disciplina. È adornata dalla pelle del leone nemeo, come Ercole (Eracle) con la sua prima fatica, in cui utilizza la forza delle sue mani per sconfiggere la bestia feroce e dal suo manto impenetrabile, così la donna guerriero è pronta a utilizzare la sua forza contro l’incostanza e la pigrizia, come un fuoco che brucia costante e duraturo, poiché non è una forza che attacca ma è la forza che resiste.

IraeTemperanza

Ira rappresentato nell’atto di strapparsi le vesti, come già rappresentato da Giotto nella Cappella, nell’affresco in cui Gesù viene portato davanti ad Anna e a Caifa. Caifa nell’affresco si strappa le vesti mostrando, l’ira, la mancanza di controllo sulle proprie azioni e emozioni. Qui nella nostra allegoria vediamo una figura con atteggiamento lascivo prodigata in comportamenti sempre più voluttuosi. Ira quale desiderio di avere emozioni, senza però capirne l’essenza, bramandone sempre di più fino all’esternazione in comportamenti e offese verbali, generando aggressività. Ricordiamo il proemio dell’Iliade in cui Omero già nelle prime righe preannuncia le emozioni e le aggressività che porteranno allo svolgersi del poema[2]. Una passione primitiva, come sentimento improvviso e eccessivo, incontrollabile, come in Achille e come nella nostra raffigurazione. Sono un’incontrollabile reazione alle emozioni[3].

Temperanza, donna raffigurata con una spada chiusa da molti lacci e con un morso in bocca, simboli che rappresentano un freno, la volontà che è necessaria a frenare i propri istinti, conoscendoli, e per questo fermandoli. La spada strumento atto a uccidere, conosciuto da lei nel suo potenziale, ma fermo e attenuato nella sua estrema volontà, bloccata nella sua foga. Per quanto riguarda il morso, sembra quello dei cavalli, ma non è per bloccare la parola, ma per non eccedere, sia per contrastare l’ira, sia per contrastare la golosità nell’eccesso di cibo e di bevande. Vi è una eleganza data dalla pacatezza di quest’equilibrio, con il capo coperto per non ostentare la sua presenza, umilmente ed efficacemente.

IngiustiziaeGiustizia

Ingiustizia questa figura sembra seduta, ma non su un trono come vedremo con la giustizia, ma su un giaciglio di un palazzo composto da alte mura in rovina. Ai suoi piedi vi sono scene cruente di comportamenti, quali uccisioni, torture, atti di ruberie, simbolicamente tutti gli atti che l’ingiustizia, come un giudice corrotto lascia che si compiano. Il suo giaciglio è bloccato da alberi e arbusti che non gli consentono di potersi muovere poiché fermato dai suoi stessi soprusi. In mano ha un arpione con il quale prende quello che desidera e tiene una spada al suo fianco che non sa e non può usare perché ancorata anch’essa dagli arbusti. L’arpione e la spada simbolicamente strumenti dei suoi soprusi che esercita usurpando e desiderando tutto per sé stesso.

Giustizia seduta su un trono in stile gotico, metafora della sua maestà e signoria nei rapporti tra gli esseri umani, rappresentati in scene di vita quotidiana alla base del trono. La prospettiva, agli albori dei suoi studi, viene rappresentata perfettamente da Giotto posizionando la giustizia al centro di quello sfondo prospettico che tiene gli occhi di chi guarda proiettati in quell’attimo di equilibrio di tutta la parete e abbagliati dalla luce delle finestre. La Giustizia sospesa nell’aria al di sopra del mondo terreno, in mano tiene due piatti di una bilancia nei quali sono rappresentati angeli, come attori, a coronare di alloro le teste dei giusti oppure a tagliare la testa di coloro che si adoperano ingiustamente nei confronti degli altri uomini. La giustizia presenta la corona simbolo di maestà ma anche di responsabilità nelle scelte e nelle azioni che discendono per premiare i meriti o colpire i demeriti.

Idolatria o InfedeltàeFede

Idolatria o Infedeltà identificato con una figura maschile che tiene in mano una statua di un falso Dio, la quale a sua volta tiene una corda che gli cinge il collo della nostra figura. In un certo qual modo possiamo dire che l’orgoglio in questa allegoria non porterà alla vera parola rivelata e proposta da un profeta alle spalle poiché non gli è possibile voltarsi[4], quindi non potersi confrontare e conoscere la parola rivelata e la fede. Davanti a se ha il fuoco, rosso come le fiamme alle quali sta andando incontro.

Fede viene rappresentata da una donna con una lunga tonaca bucata, logora. Le vesti logore rappresentano il rifiuto delle cose materiali e la noncuranza di queste, poiché non vi è importanza delle materie ma solo attraverso la fede si arriva alla verità svelata dalla croce posta sul bastone simbolo della fede cristiana, che tiene in mano. Nell’altra mano tiene una pergamena con la preghiera del credo[5] scritta in latino. Ai suoi piedi calpesta tutto quello che sono i falsi profeti, falsi miti, i finti idoli, per romperli e far capire che le verità rivelate sono al di sopra e si possono rompere proprio perché falsi. Porta un cappello simile alla mitra[6] vescovile, simbolo di autorità e dignità, nella vita devota alla fede. Alla cintura, simbolo di castità, porta una chiave, la stessa chiave che apre il regno dei cieli. La fede è anche la fiducia che ci permette di andare oltre l’orgoglio dell’avere, per poter tornare a essere, quindi un passaggio dello spirito e nello spirito, andando incontro alla promessa di salvezza. Al di sopra della donna vi sono due angeli che osservano il suo operato.

InvidiaeCarità

Invidia rappresentata da una donna anziana con lingua di serpente che guarda sé stessa, come ad indicare che le male lingue dette, le ritornano indietro, o che quelle lingue sono la rappresentazione di se stessa che non vuol vedere, invidiosa degli altri poiché non vede oltre gli occhi del serpente, se stessa. Le orecchie enormi per ascoltare pettegolezzi e le corna che escono dalla cuffia, come un essere demoniaco, che non può che bruciare tra le alte fiamme del fuoco dell’inferno, rosse vive e accese. Pur patendo, senza accorgersene a tale vizio, brama, con la mano ad artiglio, di andare avanti, verso il giudizio universale, di cui davanti ha se è dipinto l’inferno, non potendo provare altro che invidia verso gli altri uomini.

Carità una giovane adornata di fiori e con in mano una cesta di frutti come melograni, spighe di grano, carciofi, noci e castagne, tipici frutti prodotti dal caldo sole estivo/autunnale e che la natura regala agli uomini per l’inverno. La testa della donna è circondata da un’aureola nella quale è possibile vedere del colore rosso in tre punti quasi posti a triangolo all’interno dell’aureola stessa. La sua mano è unita a una figura di Cristo, il quale allunga alla carità i suoi doni, come uno scambio tra il divino e il materiale, quel materiale calpestato, posto sotto i suoi piedi, necessario solo per aiutare i bisognosi.

La carità assoluta sgorga da un atto di amore totale, con il quale l’Uomo vuole a Dio l’infinito bene che la Fede gli ha rivelato e che egli vuole, per sé e per gli altri Uomini, questo bene indissolubile di Dio.

DisperazioneeSperanza

Disperazione raffigurata da una donna, appesa ad un cappio, nell’atto estremo di togliersi la vita, guidata in un atto così cruente da un demone, che risucchia i pensieri della donna e quasi protratto a strappargli i capelli dalla testa, già spezzata dal corpo, per mostrare ciò che sarà nel Giudizio Universale. Le mani della donna sono contratte come se ci fosse stata la collera che ha portato a tale gesto di disperazione, poiché vi è una perdita di controllo di sé stessi.

Speranza raffigurata come una donna, un angelo con le ali, che si ritrova al di sopra della terra con la braccia protese verso una figura che spunta in alto a destra porgendogli una corona, simbolo di una vita oltre la morte per coloro che non si abbattono. Non toccare terra, parla dell’anima e dello spirito che purificato, poiché riesce a vedere oltre ed essendo passata attraverso i vizi, grazie alle virtù sale verso la promessa.
Interessante la rappresentazione di profilo poiché ci porta lo sguardo ad andare oltre, come un movimento alato, verso il giudizio universale.

Lo sguardo prospettico nelle nostre figure allegoriche è proiettato verso il Giudizio Universale, con il quale si conclude il percorso iniziato nella Cappella.

Da notare l’uso dei colori, il Maestro utilizza solo tonalità ocra, beige, marroni, azzurro/blu e rosso. Un attento utilizzo del rosso e dell’azzurro, in particolare il rosso, viene utilizzato per l’incostanza, infedeltà, la carità e l’invidia. L’azzurro viene utilizzato come sfondo soprattutto nelle allegorie delle virtù.

Giotto con le sette virtù ci dà gli strumenti per contrastare i vizi, ma al contempo ci pone in equilibrio tra essi, poiché la conoscenza delle cose ci permette di sceglierne il percorso.

Credo che tutta quest’opera sia l’aretè di Giotto e del suo pensiero, arrivato fino a noi, potendo vedere uno spaccato del suo tempo e delle sue luci e colori.

La cappella è possibile visitarla virtualmente al seguente link

https://www.haltadefinizione.com/visualizzatore/opera/cappella-degli-scrovegni-giotto-di-bondone

E’ possibile ingrandire tutti gli affreschi.


[1] Riferimento all’uomo naturale di cui parla San Paolo

[2] Canta, o dea, l’ira d’Achille Pelide, rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde d’eroi, ne fece il bottino dei cani, di tutti gli uccelli – consiglio di Zeus si compiva – da quando prima si divisero contendendo l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso. (traduzione italiana di Rosa Calzecchi Onesti).

Parafrasi: O musa, canta l’ira rovinosa di Achille, figlio di Peleo, che diede molti dolori agli Achei, gettò nell’Ade molte vite valorose di eroi, li rese preda di cani e di tutti gli uccelli – così si compiva il volere di Zeus -, da quando si divisero litigando l’Atride signore di eroi (Agamennone) e il divino Achille.

[3] La parola emozione deriva dal verbo latino “emovere”, che significa rimuovere, trasportare fuori, scuotere. L’emozione è dunque qualcosa che ci fa scuotere dal nostro stato abituale, che ci fa muovere.

[4] Mi viene in mente il mito della caverna di Platone, in cui i malcapitati bloccati, potevano osservare e conoscere solo una visione della realtà, potendosi muovere hanno conosciuto altre sfaccettature di essa, ma fondamentalmente è un provare a rimette in gioco le proprie idee e convinzioni.

[5] Credo in unum Deum, Patrem omnipoténtem, Factorem cæli et terræ, visibílium ómnium et invisibilium.

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Testo quasi leggibile sulla pergamena. Ho inserito sia la versione latina che la traduzione italiana.

[6] Approfondendo la parola mitra, abbiamo diversi suggerimenti, soprattutto provenienti dal greco antico, in cui la mitra era una fascia o un indumento atto a proteggere, poi anche nastro di stoffa o lana utilizzato soprattutto nel mondo muliebre greco. Successivamente viene ornato e utilizzato come copricapo femminile anche nel mondo romano.
Altra indicazione è data dal mito di MITRA e dai mitrei presenti in tutto il mondo romano antico.
Successivamente la parola è stata utilizzata per indicare la copertura del capo di dignitari ecclesiastici che veniva utilizzata durante alcune funzioni sacerdotali.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla pagina:
https://www.treccani.it/enciclopedia/mitra_%28Enciclopedia-Italiana%29/

Il live di Matteo Sica a “Salotto Tevere”

Matteo Sica ritorna live in versione acustica, il 23 agosto dalle ore 19.,30, a Lungo il Tevere … Roma, il palco da cui fu lanciato il suo nuovo percorso musicale nel luglio 2019. SALOTTO TEVERE, grazie alla direzione artistica di Giò di Sarno, è lo spazio della banchina in cui si incontrano e si incrociano musica, arte, cultura, dibattiti e tanto teatro. Versioni acustiche o con un tocco di base musicale per ripercorrere gli ultimi brani di Matteo Sica, cantautore romano che è stato soprannominato dalla critica musicale il “Pop-Poeta” per i suoi testi evocativi ed evanescenti, benché, spesso le tematiche trattate sfocino anche in campi difficili. Con il brano “Per tutte le volte”, dedicato alla rinascita ed voglia di farcela,  e che cantato live in full band a Piazza del Popolo il 22 maggio,  il cantautore ha vinto il Premio Social del Pubblico al Play Music Stop Violence organizzatoda Giovani per la Pace e lacomunitàdi Sant’Egidio.

“A luglio del 2019 da questo palco è iniziato il mio nuovo percorso musicale con il brano Traffico e da quel momento non mi sono più fermato nonostante la pandemia. Questo è l’augurio che faccio ad ognuno di noi… di avere la forza di non fermarsi mai e di seguire i nostri sogni. Sarà un’ora intensa in cui, mentre voi farete l’aperitivo, vi farò percorrere con me le tracce del mio EP Nel Paese dei Balocchi e le versioni acustiche degli ultimi singoli, ma forse vi farò anche qualche cover e vi racconterò qualche piccolo aneddoto. Per me è un’emozione tornare da dov’è partita la mia “seconda parte” artistica”

Appuntamento, quindi a Salotto Tevere, situato all’altezza di Ponte Cestio, il 23 agosto 2022, dalle ore 19,30 alle ore 20,30 con Matteo Sica Acustic Live; a seguire spettacolo d’improvvisazione teatrale a cura di Silvia Merola.

“La musica porta messaggi, provo solo a darle un vestito adatto alla mia generazione per farla arrivare e farla vostra. E ricordiamoci di non sottovalutare mai un sognatore” (Matteo Sica)

 SPOTIFY brano “PER TUTTE LE VOLTE” :

Biografia Matteo Sica

Matteo Sica, classe 1998, è un cantautore romano di genere Pop soprannominato il Pop-Poeta. Da pochi mesi ha vinto il Premio del Pubblico per Play Music Stop Violence, contest internazionale che si è svolto a Piazza del Popolo ed organizzato da Giovani per la Pace con la comunità di Sant’Egidio alla presenza di circa 4000 persone. Un live che l’ha riportato alle emozioni del 2018 e 2019 quando vinse il Deejay On Stage ed al Deejay On Ice di Radio Deejay.

Nel 2022 ha già all’attivo due brani a tinte urban: RUGGINE, feat. D’Art, uscito il 13 maggio e PARADISO INFERNO, feat. Emez uscito il 4 marzo, ed  altri brani saranno in uscita a partire dall’autunno.

Nel 2021 ha pubblicato il brano PER TUTTE LE VOLTE, diventato un vero e proprio inno alla rinascita ed al “brindare” al superamento dei propri ostacoli, spesso inserito in spot motivazionali.

Nel 2020, durante la pandemia, ha presentato il suo Ep d’esordio “Nel Paese dei Balocchi” con cui ha ottenuto circa 500.000 plays su Spotify, E’ stato ospite di Fiorello a Viva RaiPlay nel dicembre 2019 e Bollino Rosso ad Edicola Fiore nel 2016.

Nel 2020 è stato finalista nel contest di Aw Lab come artista selezionato da Madame ed Ensi.  Studia canto, chitarra e pianoforte sin da piccolo ed ha iniziato a comporre all’età di 14 anni, finalista nel 2016 al contest della Disney “Zootropolis Music Star”. Sempre nel 2016 si esibisce a Milano con Rds nel 2016, presenta il brano “Fino a tre” sul red carpet dell’Ariston durante il Festival di Sanremo e viene ripreso dalle telecamere di Rai3 per Blob.

Dall’uscita del suo Ep d’esordio del 2020 è stato più volte definito dalla stampa il cantautore POP-Poeta, per via dei suoi testi dalle evocazioni poetiche e scevri da parolacce e riferimenti ambigui.

FACEBOOK https://www.facebook.com/matteosicaofficial/

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SPOTIFY ARTISTA : https://open.spotify.com/artist/2iEsHOMJTjpbKdwusGrhLA

Giardini della Filarmonica: Giada Prandi in “Anna Cappelli”

Sentimenti, paure, fragilità, condizionamenti della società: sono questi gli ingredienti primari del monologo Anna Cappelli”, un classico moderno di un grande autore, Annibale Ruccello. Dopo il significativo successo dell’anteprima nazionale, andata in scena il 21 maggio scorso al Teatro Moderno di Latina, lo spettacolo sarà replicato il 7 luglio alle ore 21.30 nella prestigiosa cornice estiva della 28ª edizione del Festival I solisti del Teatro, presso i Giardini della Filarmonica di Roma.

Una storia contemporanea, quella dell’impiegata del comune di Latina – Anna – protagonista del monologo tragicomico, già assolo per grandi attrici come Anna Marchesini e Maria Paiato, che torna in scena interpretato dall’attrice Giada Prandi, in un nuovo allestimento diretto da Renato Chiocca, che mette al centro la donna oltre il personaggio.
 
La regia è di Renato Chiocca; l’attrice protagonista è Giada Prandi; le musiche originali sono di Stefano Switala; le scene di Massimo Palumbo; i costumi di Anna Coluccia e le luci di Gianluca Cappelletti.
 

LO SPETTACOLO

“Anna Cappelli” è un’impiegata del comune di Latina negli anni ’60, in bilico tra le convenzioni borghesi dell’Italia del boom e la ricerca ossessiva di una casa e di un amore tutto suo. Anna affida a un uomo le aspettative di un futuro migliore, ma dovrà fare i conti con una realtà che non corrisponde ai suoi desideri. Tra commedia e tragedia, Anna – e insieme a lei il pubblico – verranno risucchiati in un vortice di emozioni forti.

SINOSSI:

Anna è una giovane donna che negli anni ’60 si trasferisce da Orvieto a Latina, dopo aver ottenuto un posto di lavoro come impiegata comunale. Lontana da casa e dalla sua famiglia (alla quale sembra essere ancora molto legata), la sua vita procede monotona nella noiosa quotidianità della vita di provincia, fra la polvere e le scartoffie degli uffici del comune e la convivenza con l’asfissiante signora Rosa Tavernini e i suoi «puzzolentissimi gatti». La svolta sembra finalmente arrivare grazie all’incontro con il ragioniere Tonino Scarpa, un abbiente scapolo che vive solo nella sua casa con dodici stanze e tanto di cameriera, il quale dopo pochi mesi le propone di andare a vivere con lui, ma senza sposarsi. Anna accetta riluttante “l’inconsueta” proposta fra i pettegolezzi delle colleghe bigotte e il disappunto della signora Tavernini. La relazione fra i due non va come sperato e in un crescendo delirante e tragicomico Anna verrà trascinata dalle sue fragilità in una spirale di paura, paranoia e possessività che la porterà a commettere un gesto estremo e inaspettato, ma che per lei rappresenta il più grande “atto d’amore” possibile. Anna è una donna in lotta con il suo passato e i suoi demoni. Una vittima del suo tempo, della condizione della donna negli anni ’60; vittima di una società e di una morale che rifiuta, ma che non ha la forza di combattere e da cui noi riesce a emanciparsi.
 

NOTE DI REGIA:

“Un testo, un’attrice e il teatro come spazio della mente. Ho sempre considerato questo testo di Ruccello un piccolo capolavoro contemporaneo per sintesi, poesia e complessità, e quando finalmente Giada Prandi ha accettato la mia proposta di interpretarlo, la nostra Anna Cappelli ha cominciato a vivere, rivelandosi immediatamente per la sua universalità, fuori dal tempo. Anna vive nell’Italia del boom, ma è vittima di un’implosione che la porta alla disperazione. Come molti di noi, oggi sovraesposti agli stimoli dei social network, della pubblicità e di modelli di vita esterni al nostro reale quotidiano, Anna ha una sovraesposizione mentale ed emotiva che contrasta con le sue capacità di elaborazione. È un’impiegata; la sua estrazione la costringe a emigrare per lavoro, e dalla tradizionale Orvieto si muove a Latina, una città nuova (la nostra città, di Giada Prandi e mia), fondata dal fascismo e priva di radici identitarie. Anna condivide quindi con molti di noi uno stato d’animo di sradicamento. Si muove per lavoro con aspettative e desideri che non riuscirà a concretizzare e che faranno emergere in lei il suo lato più oscuro. Si attacca all’amore, ma sprofonderà nell’abisso. Nel nostro allestimento abbiamo cercato di entrare nella testa di Anna per raccontarla in tutte le sue sfumature, nei suoi pensieri e nelle sue emozioni, stilizzandola ma andando oltre la maschera, mantenendo il palco come la scatola vuota che lei stessa vuole creare, teatro di un viaggio empatico e straniante nell’animo umano, che parte commedia e finisce in tragedia”.
 

BIOGRAFIE:

Annibale Ruccello, scomparso a soli trent’anni, nel 1986, è oggi più che mai un autore di culto dalla voce lirica e beffarda, espressiva di una generazione ansiosa di ricreare un teatro nuovo e dentro la realtà, ma capace anche di ridere nella tragedia. Arrivato alla scena dalla scuola di Roberto De Simone, rappresenta accanto a Enzo Moscato e Manlio Santanelli la punta di diamante della “nuova drammaturgia napoletana”, e da regista e attore dei suoi testi racconta la deriva della nostra società attraverso una scrittura – “un musicale scassato, minimale”, come lui stesso la definisce – che oscilla tra la verità del dialetto e la parodia dell’italiano televisivo, intrecciando echi storici col quotidiano, quando non riscrive pezzi di repertorio in feroci adattamenti. Un teatro di solitudini indagate con lucido sguardo da antropologo, di inquietudini sospese in un limbo onirico ai bordi della follia, di personaggi sradicati dalla loro cultura originaria e, quindi, dalla loro consistenza collettiva.

Giada Prandi si diploma nel 1999 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Si perfeziona studiando con vari maestri della scena contemporanea, quali: Leo De Berardinis, Nicolaj Karpov, Augusti Humet. Nel suo percorso teatrale, che spazia dal comico al drammatico, lavora con Simone Carella, Giancarlo Nanni e Manuela Kustermann, Roberto Guicciardini, Luciano Damiani, Luciano Melchionna, Gabriele Pignotta, Juan Diego Puerta Lopez, Giles Smith e molti altri. Per il cinema e la televisione lavora con diversi registi, tra i quali: Pupi Avati, Gianluca Maria Tavarelli, Michele Placido, Lodovico Gasparini, Gianfranco Albano.

Renato Chiocca è regista e sceneggiatore, lavora per il cinema, il teatro e la televisione. Ha diretto, tra gli altri, Processo per stupro (2018) una produzione Teatro Eliseo dal documentario di Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Rony Daopoulo, Paola De Martiis, Annabella Miscuglio e Loredana Rotondo, con Clara Galante, Enzo Provenzano, Tullio Sorrentino, Francesco Lande e Simona Muzzi, di cui ha curato anche l’adattamento teatrale pubblicato in Atti daccusa. Testi teatrali e interviste sulla rappresentazione della violenza contro le donne (Aracne Editrice, 2021).

Stefano Switala è un musicista e compositore di colonne sonore per cinema TV e teatro con una formazione e percorso artistico di respiro internazionale. Negli anni ha composto assiduamente musiche originali per decine di film e documentari collaborando con alcune delle più importanti produzioni italiane. Tra i suoi lavori per il cinema: “Toilet”, “Otzi e il mistero del tempo” vincitore del Giffoni film festival, “Sconnessi”, “Ti sposo ma non troppo” commedia romantica con record d’ascolti TV, il film d’animazione “Winx: Il mistero degli abissi” distribuito in oltre 190 paesi. Ha inoltre composto decine di sigle per programmi Rai (Europei di calcio 2008, Linea Verde, La vita in diretta), spot istituzionali/ministeriali e campagne pubblicitarie nazionali e internazionali. www.stefanoswitala.com

Massimo Palumbo architetto, artista. Interessato alle dinamiche incontro-scontro tradizione e innovazione, da attenzione alla partecipazione, alla progettazione di nuove ipotesi di sviluppo per tutelare la diversità delle comunità locali. Nel 2012 è vincitore con “Hangar 3.0” del Concorso Nazionale di idee per la riqualificazione di Piazza del Popolo a Latina. È presente con “Vivi. Opere di Massimo Palumbo”, mostra a cura di Cristina Costanzo. Del 2016 “Un unico viaggio. Massimo Palumbo_Arte e Architettura (1970-2015)” a cura di Teresa Lucia Cicciarella a Barcellona presso il Reial Cercle Artistic. Nel 2017 NIHIL_NADA opere di Massimo Palumbo a cura di Joan Abellò Juanpere presso il Circulo de Bellas Artes a Madrid. Del 2019 “Autoritratto” a cura di Maria Arcidiacono ed Elena Donati progetto Macroasilo MACRO Roma. Nei primi di ottobre del 2020, la Giuria dell’IN/ARCH l’Istituto Nazionale d’Architettura, all’unanimità attribuisce il Premio BRUNO ZEVI 2020 per la Comunicazione Architettonica al: MAACK, Museo all’Aperto d’Arte Contemporanea Kalenarte.

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INFO E PRENOTAZIONI

Giardini della Filarmonica

Via Flaminia,118 – Roma

Tel. + 39 3807862654

Orario spettacolo: ore 21.30

SCHEDA TECNICA

Genere: tragicommedia

Durata: 60 minuti

Autore: Annibale Ruccello

Regia: Renato Chiocca

Attrice protagonista: Giada Prandi

Musiche originali: Stefano Switala

Scene: Massimo Palumbo

Costumi: Anna Coluccia

Luci: Gianluca Cappelletti 

MASSI FARINA l’ironico brano ER BARONE DECADENTE adesso  è anche un video ed uno storytelling

MASSI FARINA racconta in video una finta storia vera di realtà e di fantasia de ER BARONE DECADENTE, il suo primo singolo da solista che ha già incuriosito, divertito e fatto riflettere  gli ascoltatori, e che adesso potranno gustarsi Er Barone ed i suoi personaggi anche in video. Il  cantautore romano canta e racconta, con ironia ed humor, di  Adelmo Maria De Leonardis, barone di Torrespaccata e Centocelle,  un personaggio di fantasia che potrebbe essere assolutamente reale e, soprattutto, attuale, travolto dalla decadenza economica, la decadenza dello stile e dell’eleganza, la decadenza dei valori. Il videoclip ci riserva un finale tra il triste ed il “romantico” per una  chiusura in positivo verso la  speranza delle buone azioni e della dolcezza, nonostante tutto. Tutto costruito in un miscuglio tra attuale e d’epoca, come a dimostrare che situazioni ed atteggiamenti esistono, ora come allora, a cavallo tra le epoche.   

Massi Farina, i tuoi brani, sempre apparentemente allegri, esprimono concetti sociali forti e attuali  qual’é l’aspetto  di cui vuoi parlare in questo tuo singolo?

“Ho visto Er Barone come il simbolo della crisi che abbiamo passato in questi ultimi anni. Se persino ad un ricco e nobile signore staccano la corrente (come canto nel brano) pensa una persona “normale” come se la sta passando! Il testo mi è stato ispirato dal film “Il Conte Max” di De Sica ed anche da un nobile squattrinato che ho conosciuto veramente. E poi quanti sono i Baroni bar(b)oni?

Questo videoclip vede la partecipazione di diversi personaggi iconici: il barone, il maggiordomo e l’amante del barone. Sono personaggi di sempre o personaggi di oggi?

 “Sono personaggi di sempre e di ovunque. Situazioni che hanno attraversato i secoli e che anche adesso esistono. Li ho solo calati in una realtà attuale per renderceli più familiari e proiettarli in una crisi generale che abbiamo vissuto e che viviamo un po’ tutti.”

Questo video del tuo primo singolo esce dopo la distribuzione del tuo secondo brano dal titolo Monsignore. Anche in questa seconda canzone non scherzi riguardo a tematiche. Dove ci porterà il resto dell’album?

“Vi farò vedere la società attuale con i miei occhi e con il mio modo di percepire la realtà. Ogni brano ha un suo motivo di esistere e va a toccare punti di cui, in fondo, parliamo spesso un po’ tutti. Sarà un progetto musicale in 9 uscite con copertine d’autore, ad opera di Paco Rianna, con i quadri di Barbara Maresti  e diverse altre connessioni artistiche che scoprirete man mano!”

Tre curiosità:

  1. La scritta sulla cover è tratta da un manoscritto di D’Annunzio ed è stata realizzata su foto ed artwork di Paco Rianna,
  2. Il singolo Er Barone Decadente è uscito il 5 aprile alle 9,15 in omaggio al compleanno del papà dell’artista.
  3. Il videoclip del singolo Er Barone Decadente è uscito il 29 giugno, giorno del compleanno dell’artista

Prodotto da MASSI FARINA e MARISA DI MARIO

Regia: ALESSANDRO DI FILIPPO

Direttore della Fotografia: PACO RIANNA

Aiuto regia: NIC DEBENE

Soggetto e sceneggiatura: MASSI FARINA

Trucco e costumi: ANNA PENNAFORTE

Attori: FERNANDO DI VIRGILIO (Er barone decadente),

STEFANIA AMODIO (l’amante der barone)

LUIGI NICOLAS MARTINI (er factotum der barone)

Musicisti del video:

Cantante: MASSI FARINA

Pianista: FRANCESCO FINORI

Bassista: ANGELO ORLANDO

Violinista: ERMANNO DODARO

Batterista: DAVIDE BALESTRI

Si ringrazia BARBARA MARESTI per aver realizzato il quadro del barone.

Si ringrazia DAVIDE CREA e NUCCIA STUDIO, per aver messo a disposizione le location (rispettivamente, per le scene di casa del barone e dello studio di registrazione).

Un ringraziamento speciale a MARISA DI MARIO, FABRIZIO SIMONCIONI e a LUIGI DI FILIPPO. Foto di scena: PACO RIANNA

Occhiali by DAVIDE CREA

“Er barone decadente” è distribuito su tutte le piattaforme digitali, con etichetta OF Records.

Testo e Voce: MASSI FARINA

Arrangiato da FRANCESCO FINORI

Batteria: KICCO CAREDDU

Percussioni: PAULO LA ROSA

Tastiere, basso e orchestrazioni: FRANCESCO FINORI

Cori: MASSI FARINA e FRANCESCO FINORI

Mixato e Masterizzato da SIMONE COEN

Cover: PACO RIANNA

BIO MASSI FARINA

Inizia la sua storia  da solista nel 2020 dopo le interessanti esperienze nelle band, di cui è stato anche il co-fondatore,  “La Cricca dell’Orma”, “Le AnimeNote” e i “D.S.P. (DigitalSoundParadise)”  con cui si è esibito  in tantissimi live e si è tolto diverse soddisfazioni.  Prima di intraprendere questo percorso solista, ha realizzato per Le AnimeNote, “Che è rimasto de loro”, un brano di beneficenza dedicato ai giudici Falcone e Borsellino, mixato da Fabrizio Simoncioni, caro amico e grandissimo fonico e musicista (attualmente tastierista dei Litfiba). Il videoclip del brano, per la Regia di Damiano Impicciché, si è aggiudicato la vittoria del Premio Roma Videoclip per il sociale,  nel Giugno 2021. Tra le altre soddisfazioni raggiunte con le band ci sono state le finali del Premio Califano (2016 e 2019), 2016 live nel meraviglioso Teatro Olimpico e nel 2019 al Puff,  storico locale romano di Lando Fiorini. Al momento MASSI FARINA è in uscita il 5 aprile con il brano “ER BARONE DECADENTE”, singolo, a cui presto seguirà il videoclip,  come  anticipazione del progetto solista in 6 uscite.

Link Spotify

link Apple Music

https://music.apple.com/…/er-barone…/1615796639

Link Social Massi Farina:

https://www.facebook.com/massifarina2020/

https://instagram.com/massi_farina

Link Youtube Artista

https://www.youtube.com/channel/UCr1Sjf_wycN7d4U5SbvHZ_w

sito personale:

https://www.massifarina.it/

Ed adesso vi raccontiamo una finta storia vera di realtà e di fantasia

Er barone decadente.

Storia della sua famiglia,

dalla Roma papalina ai giorni nostri.

Adelmo Maria De Leonardis, barone di Torrespaccata e Centocelle, ha 76 anni.

Il casato De Leonardis è una delle più importanti ed antiche famiglie Romane.

Seconda per importanza forse solo alle Famiglie Pamphilj, Borghese, Barberini e Colonna.

La storia dei De Leonardis inizia 8 secoli fa.

Il primo componente documentato è Angelo, vissuto a cavallo tra il 1205 e il 1260.

Sappiamo con certezza che, nel 1240 era consigliere di Papa Gregorio IX, in Vaticano.

In questa famiglia ci sono stati anche principi e conti.

Da allora fino ai nostri giorni, si sono succedute 25 generazioni.

Adelmo è l’ultimo componente della famiglia.

Non ha figli. Ha una sorella più grande (Carmen) e 2 nipoti, che vivono a Buenos Aires.

Adelmo non ha mai lavorato… ha sempre avuto disponibilità economiche tali da non averne la necessità.

Da sempre interessato all’arte e alla filosofia, è stato sposato 3 volte, senza mai procreare.

Milo Cesaretti, e’ l’ombra di Adelmo: suo autista, cameriere e factotum.

“..in quarche modo sbarcheremo er lunario baro’ ” gli dice.

Nonostante la giovane età sa come muoversi in tutte le situazioni.

Le cose ultimamente non vanno troppo bene, neanche per i nobili. Tra coronavirus, lockdown e inflazione.

Adelmo è costretto a vendere per pagare i debiti, quasi tutto il palazzo (di proprietà della famiglia da 400 anni) in cui vive, di via del governo vecchio, vicino Piazza Navona.

Il palazzo in cui è nato lui, suo padre, suo nonno e tutto il resto del parentado, dal 1600.

Rimane a vivere in una piccolissima porzione di 60 metri quadri.

A volte quando non ci sono soldi, gli staccano anche la corrente.

Corrente che poi, in qualche maniera Milo riesce sempre a fargli riattaccare, tramite le conoscenze che ha al comune. Ma questa cosa non la diciamo in giro.

Per “campare” Adelmo Maria De Leonardis, da lezioni di bon ton e portamento a chiunque ne faccia richiesta.

Anche Milo viene pagato in questa maniera.

Non si arrabbia, gli vuole bene. In fin dei conti lo vede un po’ come un nonno dai modi di fare curiosi.

Generalmente gli allievi di Adelmo sono tutte persone di origini umili che vogliono fare il “salto”.

Bottegai arricchiti che vogliono entrare nella buona società, attricette di 2a categoria che vogliono fare il colpo gobbo circuendo qualche

grosso papavero imbottito di soldi; oppure semplici ragazzi di provincia che vogliono imparare da Lui, dal “barone decandente…”

Sguardo fiero, ciabatta bucata, ma una parola di conforto per tutti.

<<Baro’ che se magnamo stasera?>>

” Oh pensi sempre a magna’ Te…”

Il barone ha una terza moglie, Eufemia, che ormai vive in pianta stabile presso un convento di suore a Montepulciano. Con Adelmo c’e’ ormai solo uno scambio epistolare.

Da tanti anni il De Leonardis ha una amante/fidanzata, Valeria.

Molto più giovane di lui. Molto bella ma un po’ troppo borgatara.

Adelmo, non sempre pazientemente, cerca di insegnare anche a Lei le buone maniere.

Il tutto è accompagnato da quel modo di fare tutto romano del “consolarsi con l’ajetto”. O del farsi una risata per qualsiasi cosa, anche sul ciglio del burrone.

Per la serie…”le cose vanno male, ma in qualche modo faremo…”

Er barone decadente….

Francesca Ciurleo e le sue opere artistiche

“Attraverso i miei occhi…il bello”

saranno presentate alla stampa venerdi 27 maggio 2022 a Roma, le opere dell’artista Francesca Ciurleo,

una serata mondana con tanti giornalisti e Vip e con la partecipazione dell’attrice e performer Natalia Simonova.

Un percorso emotivo tra immagini femminili, natura e personaggi storici dipinti su Pallet quello della talentuosa Francesca Ciurleo, per raccontare le sue emozioni e tutto il bello che la circonda. Un’artista molto interessante la Ciurleo, che si definisce appartenente al figurativo moderno revisionato, giovane e bella e dotata di un vero talento creativo.  Nelle sue opere c’è il percorso della sua vita sempre dedicata all’arte, dalla ricerca di se stessa, l’autostima ritrovata, nell’affrontare la “paura” di esprimermi, fino all’esternazione di tutto ciò che bello la emoziona al punto di voler trasmettere a chiunque guardi le sue opere, lo stesso messaggio. Tecnicamente molto preparata usa colori ad olio, acrilici, fissanti lucidi e coppale. 

Per conoscere meglio questa interessante e poliedrica artista le abbiamo chiesto:

Come nasce in te la passione per l’arte? “La passione per l’arte è innata, da quando ero piccola, ogni cosa che guardavo e mi trasmetteva emozione avevo il desiderio e la voglia di riprodurlo su carta o tela”.

Che cosa è per te l’arte? “L’arte per me è voler rappresentare ciò che l’anima vede… tirandone fuori il bello, ognuno a modo suo”.

Da quando dipingi e che cosa ti porta a dipingere? “Dipingo da sempre, in alcuni periodi di più, in altri di meno. Ciò che mi porta a dipingere sono le emozioni del momento, belle e brutte”.

Che cosa esprimi attraverso i tuoi quadri? “Vorrei trasmettere Emozioni

A quale pittore ti sei ispirata o da chi prendi spunto? Amo molto la pittura del 500/600, in particolare Caravaggio, che considero il massimo artista dalle immagini contrastanti forti, ricche di espressività… Mi piace molto anche Tamara de Lempicka e a volte tendo a prenderla come riferimento nel suo stile un po’ ambiguo”.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti e perchè? “I miei soggetti preferiti sono particolari di donne, ma anche volti, fiori e paesaggi”.

Molte immagini femminili nelle tue tele, perchè? “Le immagini femminili nascono da una voglia di riemergere come Donna… infatti quelli più significativi x me, hanno colori freddi, quasi a voler rappresentare il momento in cui mi sentivo “intrappolata” nella mia femminilità, e avevo paura ad esprimermi come tale”.

Bancali dipinti, Pallet con i volti dei personaggi tra storia e cinema, come nasce questa idea? “L’idea dei bancali nasce x caso, ne avevo una decina presi x il giardino, e, mentre pensavo a qualcosa di diverso da creare, ho immaginato volti di personaggi che hanno comunque lasciato un segno, e, quale posto più interessante di un bancale fatto appunto di legno, parte di un elemento naturale che vive per  secoli!

Molte delle tue tele in bianco e nero ma poi in una seconda fase sono arrivati i colori…che cosa è accaduto? Ho ripreso a dipingere qualcosa durante la fase iniziale della separazione con il mio ex marito, ma l’ispirazione e la passione vera e propria, è esplosa quando ho conosciuto una persona, era come se avesse “toccato dei tasti emozionali” che non riuscivo a gestire, se non trasportando e gettandoli su tela… più era grande l’emozione, più dovevo ingrandire, arricchire il contenuto con colori”.

Quanto di te e del tuo percorso di vita c’è nelle tue opere? Nelle mie opere c’è il percorso di tutto il “secondo tempo” della mia vita. Dalla ricerca di me stessa, della mia autostima, all’affrontare la “paura” di esprimermi, riacquistando finalmente coraggio… fino all’esternazione di tutto ciò che vedevo di bello, emozionante, a tal punto di voler trasmettere a chiunque guardasse un mio dipinto, lo stesso messaggio”.

A quale quadro sei particolarmente legata e perchè? Sono particolarmente legata al dipinto Desiderio. Opera che raffigura parte di una donna distesa, con il dito indice sulle labbra ad indicare il silenzio. Questo dipinto è fatto con colori ad olio, ne ho utilizzati solo due, il blu ed il bianco. Colori freddi per una donna sensuale, ma ancora acerba per essere pronta ad accogliere qualcuno. Mentre lo realizzavo, piangevo è stato quasi un “parto” di dolore. Il protagonista del mio pianto, è appunto colui che prima ha “toccato i tasti” ma poi, improvvisamente è sparito”.

Leggerissimo me, il nuovo spettacolo di Dani Bra

“Leggerissimo ME”, la comicità che fa riflettere.

Debutto al Teatro Le Fontanacce di Rocca Priora, lo scorso 2 aprile con replica il 3 Aprile, e di nuovo il 9 Aprile al Teatro Leontini di Casal Palocco, di “Leggerissimo me”, il nuovo spettacolo dell’attore comico Dani Bra, scritto con Maurizio Francabandiera, che ne cura anche la regia.

“Leggerissimo me”: una comicità esilarante, a tratti pungente, ma con una impronta ‘nuova’ rispetto agli show precedenti del comico romano, che questa volta induce a chiare ed importanti riflessioni, a sprazzi commoventi, condite da intramontabili e noti brani musicali, e, a mio parere, trovate geniali inserite nei ‘tempi’ giusti, vanno a delineare vividamente lo spettacolo.

Un’ambientazione semplice e minimale ospita le battute brillanti dell’artista, creando così un’atmosfera accogliente in cui la risata si dimostra il collante umano più efficace da condividere con gli altri.

“Affitto un teatro, do al pubblico un live, lo spaparacchio sulla poltrona e il tutto, senza telecomando, quello ce l’ho io, mi cambio canale da solo!”.

Su per giù è questo il pensiero di Dani Bra, comico romano divenuto un personaggio noto grazie alla trasmissione “S.C.Q.R.” (Sono Comici Questi Romani) e nei vari Lab. Zelig sparsi nella penisola.

Teatrante prestato al cabaret, presenta la sua ultima creatura in chiave comica e non solo.

Lo  spettacolo presentato lo scorso anno dal titolo “Wonder Bra” forse, a detta di Dani, ha segnato la sua epoca “comicarola”. In “Leggerissimo me” ha voluto mettere in piedi uno show allergico a tutti i contenuti, la curiosità che fa da anticamera alla risata come è nel suo stile, uno show non giudicabile, dove le idee sono in eccesso, pronte ad essere esibite al pubblico come nuove “BRAvate”.

Si spazia dal padre/marito vessato, al rapporto che si ha con un agente di viaggio, si mette a nudo una città come New York (questo pezzo mi è piaciuto particolarmente) amplificando la propria romanità e si ridimensiona l’Europa Unita, fantasia dei politicanti di turno, si vede il mondo dietro una transenna, ci si burla di un personalissimo Amleto, si critica la non credibilità. E mentre tutto questo accade, si instaura una presa diretta col pubblico.

Monologhista, cantante, fantasista, intrattenitore, in “Leggerissimo me” Dani Bra non cerca di cucir pezze all’abito delle “cabarettate”, ma prova a mettergli l’abito più elegante.

La risata riveste qui una funzione catartica, per rivelare talvolta la realtà che tendiamo ad auto-censurare, perché è attraverso un momento di svago fatto di grosse e grasse risate che riusciamo davvero a leggere la quotidianità e renderci conto di tutte le sue contraddizioni. 

Per tutti quelli che vogliono trascorrere una serata divertente.

Teatro Leontini di Casal Palocco

9 Aprile 2022

Aperitivo, spettacolo e cena dopo spettacolo 25 Euro

Viaggio virtuale attraverso le stanze del Museo della Mente

Comunicato Stampa

Un viaggio senza limiti di spazio e tempo, un vero e proprio percorso narrativo; questo è quello a cui si potrà assistere entrando sul sito del Museo Laboratorio della Mente.

Il museo è situato all’interno del Parco Santa Maria della Pietà, ex ospedale psichiatrico in zona Monte Mario a Roma, chiuso definitivamente nel 1999. Il Parco ha ospitato, fino a quella data, il manicomio provinciale, inaugurato nel 1914 su progetto dell’Arch. Francesco Azzurri come “manicomio villaggio”; occupava una superficie di 150 ettari con 43 edifici, di cui 29 padiglioni dedicati alla degenza.

Uno di questi padiglioni è oggi la sede del Museo Laboratorio della Mente divenuto luogo della memoria, delle tracce, attraverso testimonianze originali dalle voci dei pazienti, per conoscere meglio le dinamiche di malattie difficili da comprendere, articolate e complesse. Ciò è stato reso possibile grazie alla narrazione realizzata da Studio Azzurro nel 2008.

Il 12 Gennaio scorso, il Dottor Pompeo Martelli, direttore del Museo, ha presentato alla conferenza stampa tenutasi nella Sala Basaglia del Santa Maria della Pietà, l’Interactive Visit Experience, progetto diretto e prodotto da Marco Bonfante e Roberto Campagna, con la supervisione della direzione del museo e del suo staff.

Il progetto è volto a preservare e potenziare il ruolo svolto in questi anni per lo sviluppo di una cultura della salute, attraverso innovativi linguaggi e programmi per la salute mentale, la lotta allo stigma, l’inclusione sociale, l’empowerment e l’engagement con la comunità locale, nazionale e internazionale. Il Museo resterà chiuso per lavori di ampliamento ed è stata proprio questa necessità, di non “lasciare fuori” i visitatori del museo per tutta la durata dei lavori, l’input che ha permesso la collaborazione del Dott. Martelli con i registi Marco Bonfante e Roberto Campagna per la realizzazione di questo innovativo modo di scoprire un museo anche a distanza.

L’Interactive Visit Experience, la cui realizzazione è stata resa possibile grazie al sostegno della N&C System integrator, vuole allontanarsi un po’ dai classici virtual tour, che la maggior parte delle volte forniscono pochi contenuti e in maniera poco fruibile per il visitatore. Partendo dalla propria esperienza ventennale in ambito registico e di videocomunicazione televisiva, Bonfante e Campagna hanno messo a punto un vero e proprio “format” con il nome di Ubiqui, che consiste in un compound di nuove tecnologie, con cui si intende raccontare luoghi e spazi in maniera immersiva, coinvolgente e virtuale. Questa parola, non vuole e non deve essere sinonimo di superficialità e di mera oggettività rispetto alla visita in presenza di un museo, una mostra o uno spazio espositivo; Ubiqui, al contrario, è un modo alternativo e integrativo dell’esperienza fisica, “di persona”, che fà il visitatore. E’ un modo per approfondire argomenti e integrare contenuti non fruibili con la visita in presenza.

Andando sul sito sito www.museodellamente.it , i cui contenuti sono disponibili sia in italiano che in inglese, è possibile, “entrare” gratuitamente nel Museo ed essere aggiornati sulle attività, esplorando l’attuale percorso espositivo a 360° e scoprendo elementi nuovi e inediti che arricchiscono l’esperienza di visita.

Il link ufficiale:

www.museodellamente.it

Per maggiori informazioni su Ubiqui: www.ubiqui.eu

Piero Piccioni Quartet and Friends in concerto al Forum Theatre


2 gennaio
ore 18.30
Forum Theatre
Piazza Euclide 34, Roma

Nuovo appuntamento dedicato alla musica con il Piero Piccioni Quartet and Friends, ensemble guidato al pianoforte dal compositore, performer e umorista Nicola Vicidomini, e la partecipazione straordinaria del jazzista Lino Patruno al banjo, dei solisti storici di Piccioni Gegè Munari alla batteria e Giorgio Rosciglione al contrabasso. Creata per l’occasione da Vicidomini, la formazione è composta anche da Costantino Ladisa al sax, Alessandro Patti al contrabasso e basso elettrico e Saverio Gerardi alla batteria e percussioni. Special Guest: Alessandra D’Andrea al flauto, Gianpiero Cristaldi alla tromba, Dario Rosciglione al basso, Lucio Turco alla batteria e Ilenia Bent voce.

Il concerto sarà un viaggio nell’universo musicale del celebre compositore, attraverso l’esecuzione di brani jazzistici e melodie romantiche arrangiati da Nicola Vicidomini. Verranno inoltre esplorate, quelle sonorità più marcatamente space age, swing e bossa nova fino ad approdare al funky più cool, in un’atmosfera da jazz club della metà del Novecento. In scaletta, brani indimenticabili come You  never told me dalla colonna sonora di Fumo di Londra, composizioni come Give love a chance da Il dio sotto la pelle e il tema principale di Il comune senso del pudore, la celeberrima Marcia di Esculapio de Il medico della Mutua ma anche creazioni originali in omaggio a Piccioni come Bossa malata di Nicola Vicidomini e Bye Bye Blues di Lino Patruno. L’evento è presentato da Forum Studios nell’ambito di Piero Piccioni 100 Experience, la mostra inaugurata lo scorso 6 dicembre per il centenario della nascita di Piero Piccioni, e che offre al visitatore, una folta documentazione composta da oltre 150 fra manifesti cinematografici d’epoca dipinti dai più importanti pittori di cinema al mondo, bozzetti originali, locandine e fotobuste, circa 200 dischi originali in 33 e 45 giri, più di 500 registrazioni master ma anche fotografie, dediche delle più disparate personalità del mondo della cultura, del cinema e dell’alta società, importanti premi, proiezioni e ascolti. “Piero Piccioni 100 Experience” , è ideata e realizzata  da Jason Piccioni,  Nicola Vicidomini Marco Patrignani, con  il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, il patrocinio di SIAE e Nuovo IMAIE, in collaborazione con Rai Movie, di Rai Radio1Rai Radio3Rai Teche, le etichette discografiche Sony Music PublishingUniversal Music PublishingCam-SugarCamille 3000Cinema Hotel Studios e del Circolo del Cinema “Dino Risi”. 

Info e prenotazioni mostra

Forum Theatre (ex cine-teatro Euclide)Piazza Euclide 34, Roma

boxoffice@forumtheatre.it
+39 06 8084259

biglietteria online https://musicvillage.organizzatori.18tickets.it/film/16643

Orari di apertura: 11-19
Giorni di apertura:

28 e 29 dicembre 2021
2 e 6 gennaio 2022

Negli altri giorni la mostra può essere visitata solo su prenotazione.